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L’orribile futuro dei grandi erbivori estinti

Gli scienziati osservano una tale contrazione nelle popolazioni dei grandi erbivori da temere la loro sparizione dai nostri paesaggi nell’arco dei prossimi decenni.
A cura di Nadia Vitali
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Paesaggi vuoti e desolati si profilano all’orizzonte del nostro futuro, a meno che un cambio di marcia non faccia registrare dei cambiamenti significativi. Sì, perché secondo uno studio shock pubblicato da Science, una parte significativa dei grandi erbivori che oggi popolano il nostro Pianeta potrebbe scomparire nel volgere di meno di un secolo.

I grandi erbivori

Ad oggi sono circa 4.000 le specie di mammiferi terrestri erbivori che popolano la Terra: tra queste, però, una frazione altissima ha assistito negli ultimi decenni a un drammatico declino nelle proprie popolazioni, con il risultato che molte di esse sono attualmente minacciate di estinzione. Lo studio in questione si è soffermato in particolare su 74 grandi erbivori, di massa corporea superiore al quintale, elementi chiave all'interno dei propri ecosistemi: l’obiettivo era quello di evidenziare quali sono le gravi difficoltà che questi animali si trovano ad affrontare quasi quotidianamente per sopravvivere e quali sono, invece, gli sforzi che dovrebbe mettere in campo l’uomo al fine di proteggerli.

Rischio critico e rischio minimo

In accordo con i dati aggiornati dall’International Union for the Conservation of Nature (IUCN), al momento sono 44 su 74 (in pratica il 60%) le specie minacciate di estinzione: nella lista rossa stilata ogni dalla IUCN ritroviamo animali sottoposti a diversi gradi di minaccia, incluse 12 specie che sono in pericolo critico (il più grave prima della sparizione definitiva) o che risultano addirittura estinte in natura. Nello studio rientrano così sia creature come i rinoceronti di Giava, di cui esistono ormai meno di un centinaio di esemplari, sia l’alce che si trova in condizione di rischio minimo.

Poche prospettive di recupero

Gli studiosi guidati dal professor William Ripple della Oregon State University sono stati i primi ad analizzare la totalità delle specie erbivore in un lavoro così ampio: studi precedenti erano stati già condotti sulle condizioni di precise specie di carnivori (si pensi al caso esemplare dei lupi), ma si comprende facilmente come la sparizione degli erbivori dalle praterie, dalle savane, dai deserti e, in generale, dal paesaggio, è un problema che riguarda tutti gli animali. Purtroppo gli autori dello studio non vedono grossi margini di miglioramento per questo trend ormai drammatico: anzi, si sottolinea come per alcuni animali le prospettive vadano esclusivamente (al momento) in una sola, precisa direzione. Il valore del corno del rinoceronte per i bracconieri, ad esempio, che supera quello di droga, oro e diamanti, potrebbe portare questo mammifero a scomparire dall'Africa nel giro di vent'anni.

Il Camelus bactrianus rientra tra le specie che spariranno in meno di un secolo? [In foto: "2011 Trampeltier 1528" di J. Patrick Fischer - via Wikipedia]
Il Camelus bactrianus rientra tra le specie che spariranno in meno di un secolo? [In foto: "2011 Trampeltier 1528" di J. Patrick Fischer – via Wikipedia]

La perdita dell'habitat e la caccia

I principali imputati di questo drammatico, ultimo atto di molte creature che un tempo arricchivano il nostro Pianeta sono diversi: in primo luogo la perdita dell’habitat, causata dalle circostanze più diverse, ma anche la caccia indiscriminata di alcune specifiche specie interessanti a vario titolo per mercati illegali. In molti studi condotti negli ultimi anni, si sottolinea anche l’elemento non secondario del cambiamento climatico che, soprattutto in precise aree, sta creando le condizioni per una competizione per le risorse sempre più feroce: che è quasi come dire che non c’è più spazio per tutti.

Le aree più colpite

E non è un caso che la maggior parte delle perdite si faranno registrare proprio nelle aree che maggiormente saranno interessate dagli effetti del riscaldamento globale, in India, Africa e nel Sud-Est Asiatico. L’Europa e il Nord America, del resto, hanno già perso la gran parte delle loro specie di erbivori in precedenti ondate di estinzione. Le conseguenze di queste perdite si potrebbero far sentire in diversi modi, con effetti immediati  sulla catena alimentare (della quale facciamo parte anche noi) e sull’habitat. Ma ci sono anche alcuni elementi meno noti ma non per questo meno importanti: gli elefanti, ad esempio, sono responsabili del trasporto di semi sulle lunghe distanze, ragion per cui la loro assenza comprometterebbe equilibri naturali millenari.

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