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L’occhio di Teti

La sonda Cassini ha fotografato un particolare affascinante di una delle Lune di Saturno.
A cura di Nadia Vitali
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Credit: NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute
Credit: NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute

Un occhio che scruta l’Universo, come una sorta di Polifemo nel Sistema Solare: è l’occhio di Teti, satellite naturale di Saturno.

Si tratta del gigantesco bacino luminoso chiamato Odisseo, originato da un impatto che ha lasciato un’area estesa per circa 450 chilometri quadrati: è uno dei più vasti crateri presenti sulla Luna ghiacciata del Pianeta con gli anelli. Probabilmente l’impatto che lo ha formato alterò profondamente la geologia del suolo locale, dando luogo ad una struttura superficiale esposta dalla composizione diversa.

Grazie alla sua raffinata camera, la sonda Cassini è riuscita a cogliere tale differenza acquisendo questa immagine lo scorso 9 maggio ad una distanza di circa 300.000 chilometri. Uno scatto decisamente affascinante, con il lato oscuro debolmente illuminato dalla luce riflessa di Saturno che risalta dinanzi a quella che sembra una sorta di Luna crescente.

La missione Cassini è frutto della collaborazione tra NASA, ESA e ASI, l’Agenzia Spaziale Italiana: partita alla volta dei confini del Sistema Solare nel 1997, è entrata nell'orbita di Saturno nel 2004 e da allora ci ha regalato sensazionali immagini e importanti informazioni relative alla storia e all'evoluzione del Pianeta con gli anelli e della sua ricchissima famiglia di Lune.

Scoperto nel XVII secolo da Giovanni Domenico Cassini, Teti rientra tra i satelliti naturali di Saturno osservati più anticamente. L'astronomo italiano, naturalizzato francese, chiamò le quattro lune di Saturno da lui osservate Sidera Lodoicea, ossia le Stelle di Luigi, in onore di Luigi XIV. Successivamente fu attribuito al satellite il nome Teti con richiamo alla titanide Teti, così come anche Dione, Giapeto e Rea vennero battezzati con i nomi dei titani e delle titanidi, fratelli e sorelle del dio Crono nella mitologia greca; quest'ultimo, infatti, nel pantheon romano corrispondeva al dio Saturno.

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