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L’Italia salva i lemuri della foresta di Maromizaha in Madagascar

L’Italia è riuscita a salvare i 3.000 lemuri della foresta pluviale degli alberi dragoni di Maromizaha in Madagascar. L’area è stata infatti dichiarata protetta e gli animali e le piante che la abitano potranno continuare a vivere senza rischi.
A cura di Zeina Ayache
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Lemuri in Madagascar
Lemuri in Madagascar

La Foresta pluviale degli alberi dragoni di Maromizaha è stata dichiarata area protetta e, adesso, le 433 specie di vegetali, le 13 specie di lemuri, i 77 uccelli, i 60 anfibi e i 20 rettili che la abitano potranno godersi in tutta sicurezza i loro 1.600 ettari di terreno. Si tratta di un grande traguardo raggiunto grazie all'impegno del dipartimento di Scienze della Vita dell'Università di Torino e del Parco Natura Viva di Bussolengo che, in 10 anni di collaborazione, si sono battuti per far sì che questa zona potesse essere preservata adeguatamente.

La foresta si trova nella parte centro orientale del Madagascar e qui vivono circa 3.000 lemuri appartenenti a 13 specie differenti, il doppio rispetto a quelle che abitano invece il parco nazionale confinante. Tra queste si segnala l'Indri, la specie più grande di questo animale ed endemica dello stato africano. Celebre per essere un canterino, l'Indri di mattina emette frequenze sonore che possono raggiungere 4 chilometri di distanza e durare anche qualche minuto con l'obiettivo di comunicare agli estranei i confini del territorio.

“È una grande notizia – commenta Cristina Giacoma, professoressa e direttrice del dipartimento di Scienze della Vita dell'Università di Torino – il Ministero ha approvato la nostra domanda e il nostro piano di conservazione dichiarando ufficialmente riserva naturale la foresta primaria di Maromizaha”.

La richiesta di proteggere l'area è una conseguenza delle continue minacce a cui è sottoposta. Gli abitanti locali infatti si fanno largo sul territorio abbattendo gli alberi e appiccando fuochi per ottenere carbone vegetale e terreni da coltivare. Purtroppo, come spiega la professoressa, la povertà di mezzi a disposizione delle popolazioni della zona non permette di pensare a metodi alternativi per far sì che animali e umani possano convivere, da qui la necessità di dichiarare protetta la foresta che potrà così rimanere primaria.

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