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L’Italia avrà il suo spazioporto?

Un accordo tra ASI, ENAC e l’Agenzia federale degli Stati Uniti per l’Aviazione potrebbe essere il primo piccolo passo in questa direzione.
A cura di Nadia Vitali
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Partenza dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan.
Partenza dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan.

In un futuro non troppo lontano, i voli che collegano capi del mondo opposti saranno suborbitali e consentiranno così di raggiungere le mete in tempi infinitamente più rapidi; per allora sarà anche il tempo del turismo spaziale, che sta muovendo i primi timidissimi passi grazie a molti progetti di privati. L'Italia ha intenzione di non restare indietro ed ha formalizzato questa volontà con un Memorandum of Cooperation, accordo di cooperazione tra l'americana FAA (Federal Aviation Administration), l'ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile) ed ASI (Agenzia Spaziale Italiana) firmato qualche giorno fa presso la Casa dell'Aviatore dell'Aeronautica Militare.

Verso il trasporto spaziale

Il Memorandum deriva da un precedente accordo tra FAA ed ENAC, scaduto a marzo ma rivisto ed esteso assieme all'agenzia spaziale italiana: una dimostrazione del forte interesse nazionale per il tema e una speranza perché nel giro di pochi anni si inizi a concretizzare qualcosa. L'accordo di cooperazione riguarda la Commercial Space Tranportation che, negli Stati Uniti, rappresenta la transizione verso lo sfruttamento sistematico delle risorse del futuro da parte dei privati: quelle risorse extra-atmosferiche, per intenderci, che attualmente sono riservate quasi esclusivamente alle pubbliche istituzioni. Il nostro Paese, quindi, sta cercando di accaparrarsi la sua fetta di importanza nel trasporto spaziale, grande opportunità per affari ed imprese italiane.

Uno spazioporto nel Centro-Sud?

Il generale Roberto Vittori – astronauta dell'Agenzia Spaziale Europea, tra gli italiani che sono stati orbita, presente in qualità di addetto alle politiche spaziali presso l'Ambasciata Italiana a Washington e come organizzatore dell'incontro – ha spiegato che l'aerospazio sarà destinato ad un'evoluzione non diversa da quella del trasporto aereo: in tempi che non ci è ancora dato conoscere, naturalmente, ma che consentono di iniziare a prepararsi adeguatamente per la sfida. Come? Attraverso la costruzione di uno spazioporto in Italia per il quale sarebbero stati già individuati due o tre possibili siti, tutti localizzati al Centro e al Sud.

Dobbiamo capire che azioni come quella di oggi sono propedeutiche ad obiettivi ambiziosi, come la realizzazione di uno spazioporto in Italia. Come ASI crediamo che tali obiettivi per quanto ambiziosi siano perseguibili, in un contesto di collaborazione pubblico-privato, facendo passi in avanti sulla base di concrete pianificazioni pluriennali. Non vogliamo realizzare una semplice pista d’atterraggio, una cattedrale nel deserto, ma un luogo dove partano e arrivino navicelle spaziali, per quello che sarà il turismo spaziale o base di lancio per la messa in orbita bassa di nanosatelliti. – Roberto Battiston, Presidente ASI

Il nuovo mercato che sta per aprirsi, soprattutto relativamente al volo spaziale turistico, merita la giusta attenzione e lungimiranza: ci sarà bisogno di aree dove si possano garantire atterraggi e decolli in diversi punti del mondo, consentendo così di costruire una rete, esattamente come oggi esiste una rete aeroportuale. L'Italia, per motivi climatici e strategici, ha tutte le caratteristiche per essere massimamente competitiva nel settore: sarebbe il caso di non lasciarsi scappare questa opportunità.

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