L’irresistibile impulso della generosità
La diatriba è antica e, come ogni disputa che si rispetti, probabilmente continuerà ad esser trascinata nei secoli a venire senza giungere mai al punto definitivo: la natura umana è istintivamente altruista ed incline ad aiutare il prossimo o, piuttosto, l'uomo tende a cooperare soltanto quando vede per sé stesso un'opportunità di trarne profitto? Il principio su cui si basano le teorie economiche classiche è proprio quello dell’egoismo degli individui che, mettendo a frutto la propria capacità di calcolo razionale, costruiscono sistemi di collaborazione per la tutela del proprio personale interesse. Di contro, in molti hanno opposto a questa tesi fondamentale un’ipotesi diametralmente opposta secondo la quale l’uomo nascerebbe come creatura spontaneamente generosa verso il prossimo e solo la società, e le modalità di ragionamento che acquisisce da questa, lo porterebbero a deviare dalla sua natura.
Una scelta effettuata in maniera impulsiva e sbrigativa rivelerebbe immediatamente negli individui la loro istintiva inclinazione alla generosità, mentre soltanto attraverso la riflessione verrebbero fuori, irrimediabilmente, le tendenze egoistiche: questo il risultato di uno studio recentemente curato dai ricercatori della Harvard University e pubblicato dalla rivista Nature. Conclusioni che vanno a confermare numerosi precedenti lavori e riflessioni, non ultimi quelli che si sono soffermati sui primati dimostrando come, ad esempio, tra gli scimpanzé sia perfettamente normale compiere azioni e prendere decisioni nell’ambito della vita sociale basandole esclusivamente sulla disinteressata generosità. Per cercare di comprendere l’orientamento comportamentale degli uomini in qualunque circostanza, se le scelte ricadono inevitabilmente su quello che può costituire il proprio tornaconto o se, piuttosto, l’istinto alla cooperazione è più forte, gli studiosi hanno sottoposto alcuni volontari a dei test che, basandosi sui giochi economici, costituivano delle situazioni sperimentali.
In una prima fase dell’esperimento, ai partecipanti venivano distribuite delle risorse economiche; successivamente gli stessi potevano scegliere se tenerle per sé o versarne una parte, o l’intera somma, ad un fondo comune che sarebbe stato poi redistribuito equamente. Durante questa sessione iniziale è emerso che coloro i quali riflettevano più a lungo devolvevano mediamente una parte di risorse inferiore rispetto a quelli che avevano agito rapidamente e, dunque, si suppone in maniera maggiormente impulsiva. Ma la semplice correlazione, per quanto evidente, non è sufficiente per identificare un nesso causale tra i due eventi: ragion per cui i test successivi sono stati eseguiti imponendo limiti di tempo sempre più ristretti. Ebbene, ciò avrebbe fatto emergere con maggiore chiarezza come la mancanza di riflessione spinga a fare scelte più generose aumentando sensibilmente la tendenza di ciascuno a cooperare, poiché costringe gli individui a scegliere in maniera più rapida affidandosi a forme di ragionamento più semplici e, dunque, puramente istintive.
Gli stessi ricercatori hanno sottolineato come esistano differenze tra persona e persona, come alcuni individui restino egoisti indipendentemente dalla situazione mentre altri si rendano disponibili alla cooperazione soltanto qualora lo facciano anche gli altri: eppure tutto ciò dimostrerebbe, a parer degli studiosi, come la collaborazione sia qualcosa di preesistente nella nostra natura e non una sovrastruttura generata esclusivamente dall’interesse e, quindi, dalla società e dalla cultura (che comunque svolgono un ruolo fondamentale). Fine del dibattito, dunque? Molto probabilmente no, solo un altro grande tassello in un dibattito antichissimo. La sola cosa certa è che, sia essa un impulso o un comportamento acquisito, senza la generosità, e guardando soltanto al proprio interesse, l'umanità non sarebbe stata in grado di andar lontano come ha fatto da quando ha iniziato a muovere i primi passi su questa Terra.