Perché l’avventura dell’uomo nello spazio è una delle tracce della maturità
Non c'è mai il caso dietro la scelta delle tracce della maturità: vero sempre, vero ancor più in riferimento al saggio di argomento tecnico-scientifico che i maturandi del 2016 dovranno affrontare. I giovani che oggi si preparano ad entrare nel mondo dell'Università, già consapevoli di prendere una decisione che sarà determinante per il futuro lavorativo, sono chiamati a riflettere su un tema che è sempre più parte delle loro vite; e che, progressivamente, lo sarà sempre di più.
L'istinto di esplorare
Fin dalla sua comparsa sulla Terra, quando si mosse dall'Africa verso terre inesplorate per poi conquistarle, la nostra specie ha assecondato un proprio insopprimibile istinto. Oggi, dopo la stagione delle grandi scoperte geografiche e dopo il periodo delle esplorazioni che ha svelato le ultime e remote regioni del nostro pianeta, l'uomo continua a cercare nuovi orizzonti, questa volta guardando verso l'infinito del cosmo (o, almeno, entro i confini del Sistema Solare). E i pionieri che si avventurano verso quell'avamposto dell'umanità nello spazio che è la Stazione Spaziale Internazionale diventano comunicatori delle proprie magnifiche esperienze: anche l'esplorazione spaziale, ormai, ha una storia, che nasce con il primo uomo sulla Luna, le cui gesta furono trasmesse dalla televisione, e giunge fino ai giorni nostri con i tweet di AstroSamantha.
Umberto Guidoni e Samantha Cristoforetti sono, al pari di Luca Parmitano o di Paolo Nespoli, sempre più noti non soltanto dagli “addetti ai lavori”: il racconto delle loro esperienze costituisce più di uno spunto per quei giovani seriamente intenzionati a trasformare il sogno di infanzia di “fare l'astronauta” in una realtà; ma anche chi decide di restarsene tranquillo sulla Terra non può sottrarsi ad un discorso molto più ampio che coinvolge tutti in quanto esseri umani.
Esplorare per conoscere
Forse è anche merito di figure come Samantha Cristoforetti se una parte della pubblica opinione ha abbandonato, negli ultimi tempi, l'atteggiamento di diffidenza riposto nel concetto di esplorazione spaziale; ed è un bene soprattutto per le future generazioni che vivranno da vicino, con buone probabilità, traguardi come l'arrivo dell'uomo su Marte. La domanda spesso posta da chi manifesta tale diffidenza è un semplice “perché?”: perché investire denaro in progetti che non portano – o meglio, non sembrano portare – benefici immediati? Perché non indirizzare la ricerca altrove?
La risposta è altrettanto semplice: perché è nella natura umana conoscere e solo la conoscenza ci ha consentito di superare i nostri limiti di animali condannati dalle feroci leggi della natura. Non serve elencare quali siano stati i benefici, immediati ma anche molto lontani nel tempo, delle grandi imprese del passato che hanno messo in contatto tra loro popoli diversi e terre lontanissime, per comprendere a cosa si fa riferimento. Non serve ricordare, neanche, i numerosi esperimenti che gli astronauti, come Guidoni e Cristoforetti, hanno condotto e continuano a condurre nella Stazione Spaziale Internazionale, per comprendere che lì si sta costruendo il nostro futuro.
Ormai, come uomini, siamo abbastanza maturi da aver compreso che l'esplorazione spaziale è il nostro futuro e l'approdo a cui eravamo destinati, fin da quando, centinaia di migliaia di anni or sono, manifestammo la volontà di conoscere e dominare la realtà a noi circostante.