L’apprendimento delle parole inizia da neonati
Già a pochi giorni dalla nascita, il cervello di un bambino è in grado di reagire agli stimoli uditivi provenienti dall'ambiente a lui circostante memorizzando segnali ed informazioni, anche se per breve tempo, attivando quelle regioni cerebrali che negli adulti sono normalmente collegate al recupero di ricordi e dati, ovvero le aree frontali destre. A dimostrarlo sarebbero i risultati di una ricerca recentemente pubblicati da Proceedings of the National Academy of Sciences in un lavoro firmato da Silvia Benavides-Varela e dai suoi colleghi che hanno condotto lo studio presso il Laboratorio di Linguaggio, Cognizione e Sviluppo della SISSA di Trieste.
Lo studio – La ricerca ha coinvolto quarantaquattro neonati in buona salute dei quali è stata monitorata l'attività cerebrale grazie alla topografia ottica, ovvero un metodo non invasivo di spettrografia fNIRS (functional near-infrared spectroscopy) per consentire agli studiosi di visualizzare cosa accadeva nel cervello dei piccoli due minuti dopo che questi avevano ascoltato alcune parole; per la precisione, una sequenza di sillabe prive di senso ma la cui struttura era simile a quella di termini normalmente utilizzati. Scopo dell'osservazione era, non solo comprendere il meccanismo di decodificazione e memorizzazione dei segnali uditivi, ma anche indagare sulle capacità dei bambini di distinguere tra loro suoni foneticamente simili ma non uguali, fatti ascoltare nella seconda parte dell'esperimento.
Le conclusioni – I risultati ottenuti da Silvia Benavides-Varela e dai suoi collaboratori hanno evidenziato come, nella fase del secondo ascolto, nel cervello dei bambini entrassero in funzione i circuiti che interessano le regioni frontali destre ogni qual volta ai piccoli venivano fatte sentire le sillabe già udite in precedenza: in questo senso, dunque, il cervello si comporta esattamente come quello degli adulti, attivando le aree normalmente coinvolte nel processo di recupero delle informazioni. Se, viceversa, si facevano ascoltare sillabe mai udite prima, il fenomeno non aveva luogo. Inoltre, lo studio ha approfondito un aspetto importante dell'apprendimento rilevando come nella memoria dei neonati ci sia una maggiore sensibilità nei confronti delle vocali, anziché delle consonanti, poiché la riattivazione dei ricordi avveniva anche qualora nelle sequenze venivano cambiate le consonanti e le vocali restavano immutate, ma non al contrario. Ad ogni modo la conferma di un assunto da tenere sempre a mente: parlare con i bambini, anche quando immaginiamo che non possano comprendere neanche lontanamente quanto detto, è sempre indispensabile e, soprattutto, dà sicuramente dei buoni frutti per il loro sviluppo cerebrale.