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L’antenato della “balena bianca” è stato scoperto dagli scienziati

Sei metri e più di lunghezza per un gigante dei mari vissuto 15 milioni di anni fa.
A cura di Nadia Vitali
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I resti fossili di un capodoglio risalenti a 15 milioni di anni fa e ritrovati in California sono stati identificati come appartenenti ad una specie che fino ad oggi era rimasta ignota: lo sostengono Alexandra Boersma e Nicholas Pyenson, dello Smithsonian National Museum of Natural History di Washington, in un articolo pubblicato dalla rivista PLOS ONE.

Gli autori dello studio hanno rianalizzato un fossile di  Ontocetus oxymycterus, ampio ma incompleto, originariamente descritto nel 1925 dal naturalista Remington Kellogg: all'epoca lo studioso americano commise un errore di classificazione dettato dalle conoscenze del tempo, inserendo questa specie nel genere Ontocetus, ossia tra i cetacei dotati di denti. Oggi sappiamo che le specie appartenenti al genere Ontocetus si distinguono, invece, per la presenza di zanne da trichechi e non di denti da cetaceo.

Quindi è stato necessario "ricollocare" il fossile californiano: nel fare questo, gli autori dello studio lo hanno battezzato per la seconda volta, questa volta assegnandogli il nome di Albicetus oxymycterus dove il nome del nuovo genere, Albicetus, significa "balena bianca" ed è stato ispirato dal colore delle ossa, con un omaggio al Moby Dick di Melville.

I suoi grandi denti suggeriscono una dieta molto diversa da quella dei moderni cetacei: in luogo dei calamari, la "balena bianca" si nutriva, probabilmente, di animali marini di taglia media, come foche o altre piccole balene. I suoi denti, quindi, dovevano essere più forti, rispetto a quelli dei suoi discendenti che a malapena utilizzano i propri denti per masticare. E questo – concludono gli autori – sta ad indicare che circa 15 milioni di anni fa doveva esserci una grande biodiversità nei mari, se un animale come Albicetus oxymycterus poteva crescere fino a raggiungere la considerevole lunghezza di sei metri.

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