L’animale più grande di sempre è un dinosauro
Anche se non ha ancora un nome, si tratta di una nuova specie già famosa dal momento che potrebbe essere quella dell'animale più grande tra tutti coloro i quali hanno camminato sul nostro Pianeta fin dall'inizio dei tempi: i paleontologi ne hanno riportato alla luce i resti fossili, appartenenti a ben sette esemplari (indubbiamente si è trattato di un ritrovamento molto fortunato) collocati tutti nello stesso sito nella provincia di Chubut, in Argentina meridionale.
Un Titanosauro
Il suo peso doveva aggirarsi intorno alle 80 tonnellate, ossia il corrispettivo di quattordici elefanti africani adulti: il dinosauro pare così aver spiazzato dal podio di «animale più grande mai esistito» il precedente detentore di tale record, l'Argentinosaurus, superandolo di 7 tonnellate. Basandosi sulle misure del suo enorme femore (2,40 metri di lunghezza, il più grande che gli scienziati si siano mai trovati davanti), è stato possibile appurare che doveva essere lungo 40 metri per 20 metri di altezza. Il rinvenimento dei fossili è frutto del lavoro condotto dai paleontologi del Museum of Palaeontology Egidio Feruglio di Trelew, in Patagonia. Nella località desertica di La Flecha, a circa 250 chilometri da Trelew, un agricoltore si era imbattuto per primo nei resti: nel gennaio dello scorso anno sono iniziati così gli scavi che hanno consentito agli scienziati di recuperare oltre 150 ossa in totale, tutte in notevoli condizioni, appartenenti a sette individui distinti.
Costole, ossa del bacino, un omero completo, una coda intera: reperti che hanno aiutato a ricostruire l'aspetto di questo enorme dinosauro. A dispetto della sua mole ragguardevole, comunque, il "bestione" non doveva essere tra i più temibili e terrificanti del suo tempo dal momento che non era un predatore: i ricercatori ritengono infatti che il dinosauro appartenesse ad una specie fino ad ora ignota del gruppo dei Titanosauri, grossi erbivori che vissero nei continenti meridionali, e che dominò la Terra nel tardo cretaceo. Al momento non ha ancora un nome che lo possa identificare: gli scienziati che ne hanno rinvenuto i resti hanno specificato che dovrà chiamarsi in un modo che descriva la sua magnificenza ma che renda anche onore sia alla regione della scoperta sia al contadino che per primo ha avvistato i resti, allertando i paleontologi.
I ricercatori ritengono che la presenza di ben sette esemplari adulti, unitamente al tipo di ambiente ricostruito, indicherebbe che gli animali siano deceduti tutti nel medesimo sito di ritrovamento: probabilmente si erano recati lì in gruppo alla ricerca di pozze d'acqua, durante pesanti siccità, e forse qualcuno sarà morto proprio per disidratazione o, magari, restando intrappolato nel fango. In ogni caso, resti così abbondanti avranno finito per dare vita a banchetti notevoli per gli animali spazzini dell'epoca che, tra 95 e 100 milioni di anni fa, assistettero alla fine di questi animali, anch'essi piegati di fronte alla natura, nonostante le loro enormi ed impressionanti dimensioni.