L’amicizia è anche questione di DNA
Perché proprio con quell'amico abbiamo condiviso pensieri arditi che ad altri non diremmo mai? Proprio con lei/lui abbiamo scelto di fare pazzie o mostrare le nostre debolezze? C'è una storia comune, qualcosa che ha acceso la lampadina dell'amicizia… e c'è anche il DNA. Secondo una ricerca pubblicata dal Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas) e condotta dalle università americane di San Diego e Yale gli amici condividono tra loro almeno l'1% del DNA, un tratto comune che porta due persone a "scegliersi". James Fowler e Nicholas Christakis, coordinatore della ricerca, hanno chiarito che "analizzando l'intero genoma, abbiamo scoperto che in media siamo geneticamente simili ai nostri amici".
L'1% di patrimonio genetico uguale sembra, all'apparenza, ben poco, ma spiegano i genetisti che si tratta di una condivisione rilevante e che rende una persona geneticamente simile quanto lo è per noi un cugino di quarto grado. La selezione degli amici basata sul DNA avrebbe anche alcuni vantaggi evolutivi, dal momento che si è osservato che i tratti genetici comuni riguardano più spesso funzioni relative ai sensi come l'olfatto, ma non quelli che coinvolgono il sistema immunitario. In tal modo, presi insieme, due o più amici risultano immuni, nel complesso, ad un maggior numero di malattie, riducendo così i rischi di contagio all'interno del gruppo. Non solo: i geni che invece condividiamo con gli amici sono gli stessi che evolvono più velocemente, portando dunque il gruppo ad accelerare nel proprio percorso evoluzionistico.
[Foto in apertura da Deviantart]