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Intestino umano creato dalle staminali e “cresciuto” in un topo

Potrebbe essere la base di un trattamento che un domani renderà superato o residuale il ricorso al trapianto: gli organi “sani” potrebbero essere cresciuti stesso nel nostro organismo.
A cura di Redazione Scienze
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Un po' della proprie epidermide e qualche goccia di sangue. Il resto sembra essere venuto quasi da sé ed in parte, nonostante il grande lavoro degli studiosi e la sperimentazione sui topi, è vero. La ricerca è stata coordinata da Michael Helmrath, direttore chirurgico dell'Intestinal Rehabilitation Program del Children’s Hospital, che, con i colleghi del Dipartimento di Medicina Interna dell'Università del Michigan di Ann Arbor, è riuscito a far riprodurre un piccolo segmento di intestino umano nel corpo di un topo di laboratorio. La ricerca, rappresentando un nuovo passo avanti nello sviluppo medico delle staminali, ha meritato una pubblicazione sul prestigioso Nature.

Utilizzando le cellule della pelle e del sangue, gli scienziati sono riusciti a sviluppare cellule staminali pluripotenti indotte, ossia unità molto simili alle cellule embrionali che nei mesi di gestazione strutturano man mano i tessuti del nascituro. Le cellule così ottenute sono state inserite nell'organismo del topo, dove sono state rifornite di sangue. Inserite in un ambiente vivo e funzionante, le cellule si sono comportate esattamente come quelle embrionali, ossia sono uscite dal loro stadio primordiale e si sono "specializzate". E' grazie a questa loro crescita che è potuto maturare, quasi dal nulla, un tratto di intestino grande quanto un dito.

Il significato di questo studio potrebbe sfuggire se ci si sofferma sul piccolo roditore. In realtà l'utilità di una tecnica simile potrebbe impattare direttamente nella vita dell'uomo. Ulteriori sviluppi di questa ricerca potrebbero infatti portare alla "sostituzione" di organi malati, senza che con ciò diventi necessario un trapianto e, dunque, un donatore. I nuovi tessuti potrebbero crescere in loco, ossia direttamente nell'organismo, senza particolari traumi per il paziente e con la ragionevole garanzia di aver sviluppato organismi compatibili con il proprio corpo. Ma questo non è l'unico vantaggio, perché i tessuti creati in laboratorio potrebbero diventare utili anche per la ricerca. Si potrebbero creare, ad esempio, tessuti malati per poter sperimentare l'efficienza dei farmaci.

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