Il ragionamento causale, ovvero la capacità di eseguire un pensiero sofisticato che cerca di determinare la relazione tra un effetto e ciò che lo causa, è stato attribuito fino a poco tempo fa come caratteristica unica e peculiare dell’essere umano. Nella sua evoluzione l’uomo ha sviluppato capacità particolari , fra cui l’attività simbolica e, appunto, il ragionamento causale, che oltre a distinguerlo dal resto del regno animale, hanno largamente contribuito al suo successo.
Anche gli animali ragionano
Pare, invece, che non siamo i soli nel Regno animale ad essere capaci di ragionare in maniera razionale e sofisticata. Recenti studi dimostrano che i corvi della Nuova Caledonia sono in grado di ragionare su meccanismi nascosti e su "agenti causali" di un determinato avvenimento. È la prima volta che questa capacità cognitiva è stata dimostrata sperimentalmente in una specie non appartenente ai primati, ovvero non in una scimmia antropomorfa o in un essere umano, utilizzando un metodo che può dare un contributo a capire il meccanismo grazie al quale questo tipo di ragionamento si è evoluto.
Il ragionamento causale
“Il ragionamento causale è una delle abilità più potenti dell’uomo", dice Alison Gopnik, psicologa presso l'Università della California, " È alla base della nostra comprensione del mondo.” In effetti, è la “capacità mentale chiave” per molte cose che facciamo, tra cui inventare, fare e usare gli strumenti. Un bambino, già nei primi anni di vita, sviluppa la capacità di riflettere sulla causa di un avvenimento e giá all’etá di un anno capisce che, quando un sacchetto di fagioli arriva da dietro uno schermo, qualcosa o qualcuno deve averlo gettato. I bambini deducono, quindi, che un "agente causale" deve essere coinvolto nel movimento di un oggetto, anche se non visibile. Ma perché questa capacità sarebbe dovuta essere limitata agli esseri umani? In teoria avrebbe un senso significativo dal punto di vista evolutivo se un animale fosse in grado di distinguere la provenienza e la causa di un tonfo nel bosco o di un fruscio dei rami, senza ricorrere necessariamente all’olfatto.
Sulla base di questa riflessione, gli scienziati guidati Alex Taylor, psicologo evolutivo dell'Università di Auckland in Nuova Zelanda, hanno deciso di indagare sul comportamento dei corvi della Nuova Caledonia supponendo che questi animali possiedano le capacità di ragionamento causali simili a quelle degli esseri umani. La scelta è caduta su questi volatili perché essi hanno dimostrato in molte sperimentazioni etologiche di possedere sensazionali capacità cognitive, come la costruzione e l’utilizzo di strumenti per uno scopo ben determinato. Lavorando a Mare Island, un’isoletta dell’arcipelago della Nuova Caledonia al largo dell’Australia, gli scienziati hanno catturato otto corvi selvatici. Nel corso dei giorni successivi, gli uccelli si procuravano il cibo attraverso stretti fori, assottigliando con il becco dei piccoli bastoncini. Questa capacità di modificare ed utilizzare strumenti per approvvigionarsi di cibo è già stato dimostrato in passato. In particolare questi uccelli hanno meravigliato il mondo scientifico e il grande pubblico quando sono arrivati perfino a piegare ad uncino un filo di ferro diritto, per estrarre cibo da un tubo stretto. Il risultato di questi esperimenti ha dimostrato come un animale non primate (quindi non scimmia e non essere umano) è in grado di costruire strumenti.
L’esperimento
Il nuovo esperimento di Taylor e del suo team ha lo scopo di dimostrare un’ulteriore sensazionale capacità di questi piccoli volatili. Pare che i corvi riflettano sulla causa della comparsa di cibo, ovvero di un agente che pone il cibo nella posizione in cui essi lo trovano. Gli scienziati hanno calato un telone blu su una della pareti della voliera, abbastanza grande per nascondere una persona. Attraverso esso si poteva far passare un grosso bastone, che veniva agitato per costituire un deterrente per gli uccelli. I corvi nella voliera osservavano da lontano due situazioni diverse: in una, detta "agente causale nascosto", un uomo entra ed esce dalla voliera e pochi istanti più tardi compare il bastone che si muove per un determinato numero volte attraverso la tenda. Nel secondo scenario, detto “agente causale sconosciuto”, appare solo il bastone che esegue gli stessi movimenti.
Chi si nasconde dietro al telo blu?
Lasciati soli, i corvi si avvicinavano a prendere il cibo con un comportamento che variava a seconda se avevano visto o meno comparire una persona da dietro al telone. Nel primo caso non prestavano molta attenzione al foro dal quale usciva il bastone, se non con uno sguardo fugace prima di avvicinarsi al cibo. Se, al contrario, i corvi non vedevano nessuno uscire da dietro la tenda, il loro comportamento si dimostrava nervoso e diffidente. Prima di estrarre il cibo dalla scatola osservano più e più volte il foro dal quale era uscito il bastone. Sembra indubbio il collegamento tra la persona dietro al telone e il movimento del bastone. Non vedendola allontanarsi temevano, presumibilmente, che essa potesse agitare nuovamente il bastone.
“Questi comportamenti dimostrano come i corvi siano in grado di compiere un ragionamento causale," dice Taylor, principale autore dello studio. "Ci aspettavamo che i essi avessero paura del bastone in movimento. Invece, lo temono perché lo attribuiscono al movimento di un essere umano nascosto. A quanto pare, i corvi non si aspettano che un oggetto inanimato si muova da solo.” Questi studi etologici, pubblicati sulla rivista scientifica Science, suggeriscono che il ragionamento causale si sia evoluto in parallelo negli esseri umani e nei corvi e sono di estrema importanza per comprendere e approfondire le storie evolutive della nostra mente e di quella degli animali.