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Incidente nucleare in Russia: perché tutti stanno comprando compresse allo iodio

Gli abitanti delle città della Russia nordoccidentale che vivono a ridosso del luogo del misterioso incidente nucleare dell’8 agosto hanno fatto incetta di compresse contenenti iodio, l’unico farmaco preventivo in caso di disastri atomici. Lo iodio, infatti, satura la tiroide e impedisce che si accumuli nella ghiandola quello radioattivo, in grado di innescare il cancro.
A cura di Andrea Centini
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A seguito del misterioso incidente nucleare avvenuto in Russia lo scorso 8 agosto, gli abitanti della regione interessata sono subito corsi in farmacia a fare incetta di iodio, temendo lo spettro di una nuova Chernobyl. Del resto, come comunicato da Greenpeace, dopo l'incidente nella città di Severodvinsk prossima al luogo del disastro (una probabile piattaforma offshore nel Mar Bianco, innanzi al poligono militare di Arkhangelsk) è stato registrato un picco di radiazioni venti volte superiore rispetto alla norma, segnale dell'avvenuta catastrofe, nella quale hanno perso la vita diversi scienziati nucleari. Stando alle frammentarie informazioni rilasciate dalla Rosatom – l'Agenzia nucleare russa – e dal ministero della Difesa, sarebbe esploso un generatore a radioisotopi, il motore di un missile a combustibile liquido. In parole semplici, si tratterebbe di un reattore nucleare in miniatura, che potrebbe aver liberato nell'ambiente iodio radioattivo, il motivo per cui la popolazione ha preso d'assalto le farmacie per le compresse di ioduro di potassio (KI).

A cosa servono le compresse di iodio

A seguito di un incidente nucleare, o magari dell'esplosione di un ordigno atomico, nel fallout radioattivo che ne scaturisce possono essere presenti diversi elementi, come isotopi del Plutonio e dello Stronzio, il Cesio-137, l'Americio-241 e lo Iodio 131, radioisotopo dello iodio (che ha anche applicazioni in ambito medico). Le compresse di ioduro di potassio – talvolta somministrato in tavolette – non hanno alcun effetto protettivo contro lo Iodio 131 e gli altri radionuclidi, ma servono a saturare la tiroide di iodio “buono”, per evitare che si depositi e accumuli quello radioattivo, in grado di catalizzare la comparsa di noduli e tumori nella ghiandola. Il medicinale, infatti, non può far nulla contro l'esposizione diretta alle radiazioni ionizzanti, di qualunque forma esse siano.

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Lo iodio come misura preventiva

Le compresse di ioduro di potassio (che a temperatura ambiente si presenta solido e di colore bianco) sono l'unico farmaco preventivo disponibile per eventuali incidenti nucleari, e non è un caso che nei Paesi in cui sono presenti le centrali – come ad esempio la Svizzera e gli Stati Uniti – questi medicinali vengano consegnati gratuitamente e periodicamente a tutti i cittadini che si trovano nelle aree a rischio. Recentemente in Svizzera è stato allargato il bacino degli aventi diritto cui sono state assegnate le scorte di sicurezza: adesso sono coinvolti tutti i cittadini che vivono entro 50 chilometri da una centrale, mentre in precedenza il raggio preso in considerazione era di soli 20 chilometri. Sono comunque disponibili depositi ad hoc con scorte di compresse per tutta la popolazione svizzera, in caso di necessità. In alcuni Stati degli USA le compresse vengono invece assegnate ai cittadini che vivono entro 15 chilometri di distanza da una centrale nucleare. Le compresse di ioduro di potassio sono solitamente da 65 milligrammi, dei quali 50 milligrammi di iodio.

Gli effetti collaterali dello iodio

Le compresse allo ioduro di potassio sono generalmente prive di seri effetti collaterali e nelle dosi raccomandate possono essere assunte anche durante l'allattamento e la gravidanza, sebbene in taluni casi venga espressamente indicato di prendere quelle per le emergenze nucleari solo in presenza di specifica comunicazione da parte delle autorità. Tra gli effetti collaterali noti dello ioduro di potassio vi sono sintomi gastrointestinali, possibile gonfiore della ghiandola parotide, stanchezza, battito cardiaco irregolare, acne, formicolii e altro ancora. Un dosaggio eccessivo nelle donne in gravidanza può tuttavia produrre malformazioni al feto.

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