In UK i pazienti Covid ricoverati in terapia intensiva sono quasi tutti non vaccinati
Nel Regno Unito le terapie intensive sono piene di pazienti colpiti dalla forma grave della COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2, ma nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di persone che non hanno voluto o potuto vaccinarsi. A sottolinearlo è l'illustre professor Sir Andrew Pollard, docente di Infezione e Immunità Pediatrica presso la prestigiosa Università di Oxford, membro del St. Cross College di Oxford, medico del John Radcliffe Hospital e direttore dell'Oxford Vaccine Group, oltre che capo ricercatore per gli studi sul vaccino anti Covid "ChAdOx-1", sviluppato presso l'ateneo britannico e poi acquisito da AstraZeneca.
Lo scienziato ha pubblicato un articolo sul Guardian nel quale ha sottolineato che l'orrore delle persone che giungono in ospedale con gravi difficoltà respiratorie è ora “in gran parte limitato ai non vaccinati”. Il professor Pollard specifica che anche se una certa quota di vaccinati può sviluppare problemi di salute significativi – del resto non esiste al mondo nessun vaccino efficace al 100 percento per chiunque -, la maggior parte di essi in caso di contagio sperimenterà infezioni lievi che sono poco più di un “inconveniente”. “Tra il grande pubblico, la pandemia è ancora considerata una pestilenza silenziosa, che si palesa nelle immagini dei pazienti che lottano per il loro prossimo respiro. Ora è in gran parte limitata alle persone non vaccinate. In genere la COVID-19 non è più una malattia dei vaccinati; i vaccini tendono a limitare la sua afflizione soffocante, con poche eccezioni”, ha specificato l'esperto nel suo articolo.
Lo scienziato, che ha redatto l'articolo assieme al professor Brian Angus, docente di malattie infettive presso l'Università di Oxford, ricorda che casi di COVID-19 grave possono verificarsi anche nei soggetti completamente vaccinati molto fragili e immunodepressi, come ad esempio quelli che stanno seguendo una chemioterapia contro il cancro. In questi pazienti particolarmente a rischio non sempre la copertura vaccinale garantisce la protezione sperata, pertanto, vicino ai novax, nei reparti di terapia intensiva stanno finendo anche questi soggetti più sfortunati. A evidenziarlo in un altro articolo sul Guardian è anche un consulente del Sistema Sanitario Nazionale britannico, il National Health System (NHS). L'operatore sanitario, raccontando alcune delle esperienze che ha vissuto, sottolinea che queste persone anziane, fragili e con problemi di salute di base si trovano fianco a fianco col ventenne novax che prima del contagio era forte e in perfetta salute, alla giovane donna incinta che non si è vaccinata perché preoccupata per il bambino, al 48enne che non era riuscito a prendere appuntamento per il vaccino.
Il professor Pollard è comunque molto preoccupato per l'elevata circolazione della variante Delta nel Regno Unito, per questo sottolinea l'importanza di continuare ad aumentare il tasso di vaccinazione e il rispetto delle misure anti Covid di base, come il distanziamento sociale e l'uso delle mascherine nelle situazioni più a rischio. “Nessuna misura di per sé avrà successo; abbiamo bisogno della combinazione di misure, che includa la rivaccinazione, le terze dosi, ma anche l'uso di mascherine e la massima attenzione a non trasmettere il virus”, ha chiosato l'esperto.