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In ospedale arriva Marino, il robot che aiuta i bimbi malati a superare la paura

All’Ospedale di Bologna arriva Marino, il robot umanoide che aiuterà i bambini malati a riconoscere ed affrontare le emozioni negative. Ecco perché non ci riescono.
A cura di Zeina Ayache
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Lo hanno chiamato Marino il piccolo robot che aiuterà i bambini malati del Policlinico di Sant'Orsola di Bologna a riconoscere ed imparare le emozioni positive e negative. Il progetto, reso possibile grazie alla donazione del robot umanoide da parte dell'imprenditore Marino Golinelli e della moglie Paola Pavirani, ha l'obiettivo di insegnare ai piccoli che si trovano in ospedale ad identificare e accettare le emozioni che provano sia loro, sia gli altri. Ma perché i bambini malati hanno bisogno di questo robot?

Secondo una ricerca sperimentale del 2003, i pazienti oncoematologici (tumore del sangue e degli organi che lo producono) fanno fatica a riconoscere le emozioni negative, come la rabbia, la paura o la tristezza, sia negli adulti che si occupano di loro, sia in loro stessi. Come mai? I ricercatori spiegano che all'origine di questa difficoltà “c’è la paura che i vissuti negativi riducano la disponibilità degli adulti ad aver cura di loro, in un momento in cui sentono di averne invece assoluta necessità. Il bisogno, cioè, che l’altro non sia preso dalla tua sofferenza e conservi una buona disposizione verso di te”. Insomma, è come se i bambini facessero finta di niente per non dover affrontare il problema. Questo però porta i più piccoli a rimuovere parte del vissuto e ad avere problemi relazionali.

Qui entra in campo Marino. Alto circa 60 centimetri per 4,3 chili di peso, il robot umanoide è dotato di “telecamere, microfoni, altoparlanti, sensori tattili, un giroscopio per l’equilibrio che gli consentono di camminare, cadere, rialzarsi, ballare, schioccare baci e rispondere alle domande”. Fino ad oggi il robot era stato utilizzato a scopi ludici, adesso però verrà impiegato per la sua funzione relazionale.

Il progetto di ricerca prevede infatti che, per un anno, 60 bambini e bambine (20 pazienti oncologici, 20 pazienti con patologie croniche non oncologiche e 20 coetanei non ammalati) interagiranno con Marino che insegnerà loro a riconoscere le emozioni.

Come?

“In ogni seduta, individuale, Marino esprimerà le emozioni principali, sia positive sia negative, e chiederà loro di riconoscerle e nominarle. Quando il bambino o la bambina commetteranno un errore, il piccolo robot interagirà facendo loro vedere come si manifesta, per mimica e prossemica, l’emozione errata nominata affinché possano notare le differenze. A questo punto Marino riproporrà nuovamente l’emozione non riconosciuta e annoterà il numero di prove necessarie al riconoscimento. La valutazione sarà riproposta tre mesi dopo la prima prova. Lo psicologo sarà presente nella stanza, ma non interagirà in alcun modo. Sarà, infatti, lo stesso Marino che registrerà e memorizzerà tutto quel che accade”.

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