In Inghilterra 6mila bambini ricoverati per Covid e 25 morti in un anno di pandemia
Sin da quando è scoppiata la pandemia di COVID-19 risulta evidente che, rispetto agli adulti, i bambini sono meno esposti al rischio di complicazioni, ricovero e morte per l'infezione da coronavirus SARS-CoV-2. Ora il più grande e approfondito studio dedicato all'impatto del patogeno pandemico sui giovanissimi conferma quanto emerso da molteplici indagini epidemiologiche, ovvero che i bimbi e gli adolescenti positivi vengono raramente ricoverati in ospedale per COVID-19, inoltre essi hanno pochissime probabilità di perdere la vita per l'infezione: poco meno di 2 su un milione. Nonostante questi dati incoraggianti, la circolazione del coronavirus tra le fasce di età più giovani rappresenta comunque un problema di salute pubblica significativo, anche alla luce delle nuove varianti emergenti.
A determinare che bambini e adolescenti (in generale i minori di 18 anni) hanno un rischio particolarmente basso di ospedalizzazione, ricovero in terapia intensiva e decesso per COVID-19 è stato un team di ricerca britannico guidato da scienziati dell'NHS England and Improvement, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Università di Cardiff, dell'Institute of Systems, Molecular and Integrative Biology dell'Università di Liverpool, dell'UCL Great Ormond St. Institute of Child Health, dell'Imperial College di Londra, dell'Università di Bristol e di altri istituti del Regno Unito. I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Clare Smith, sono giunti alle loro conclusioni analizzando statisticamente i dati del National Child Mortality Database (NCMD), che racchiude le informazioni su tutti i minori britannici deceduti. Il database durante la pandemia è stato collegato a quello della Public Health England (PHE), permettendo agli scienziati di determinare quanti sono i giovani morti effettivamente per COVID-19 e quelli deceduti per un processo patologico alternativo, ma che sono risultati positivi per coincidenza.
Incrociando tutti i dati è emerso che, nel primo anno della pandemia (marzo 2020 – febbraio 2021), in Inghilterra sono stati ricoverati in ospedale per COVID-19 circa 6mila bambini e adolescenti, 25 dei quali hanno perso la vita direttamente a causa dell'infezione. Quelli più a rischio erano i giovani con gravi disabilità (soprattutto neurologiche) e altre condizioni cliniche preesistenti, così come quelli di etnia asiatica e nera. Durante tutto l'anno in Inghilterra sono morti 3.105 minori di 18 anni, 61 dei quali risultati positivi al coronavirus; come indicato, solo 25 di essi sono deceduti direttamente a causa del SARS-CoV-2. 22 sono deceduti per un'infezione acuta, mentre in 3 per la Sindrome di infiammazione multisistemica pediatrica temporalmente correlata al SARS-CoV-2 o PIMS-TS. In termini squisitamente percentuali significa che il 99,995 percento dei minori di 18 anni con un tampone oro-rinofaringeo positivo è sopravvissuto. I 25 decessi rappresentano un tasso di mortalità di 1 su circa 500mila (o di 2 su 1 milione) per i 12 milioni di minorenni che risiedono in Inghilterra.
Dei 5.830 bambini ricoverati in ospedale per COVID-19, in 251 (il 4 percento) ha richiesto il trasferimento in terapia intensiva, che equivale a una probabilità su 50mila per i minori di 18 anni. In 690 hanno sviluppato la PIMS-TS, di cui 309 sono stati ricoverati in rianimazione. 3 sono deceduti, come indicato. Anche in questo caso il rischio di terapia intensiva è risultato di circa 1 su 40mila. I bambini più a rischio erano quelli con condizioni come asma, diabete e patologie cardiovascolari, così come quelli appartenenti alle minoranze etniche: il dato concorda con quanto emerso per gli adulti. I risultati dello studio, concludono gli esperti, indicano che il coronavirus SARS-CoV-2 è raramente fatale nei giovani, anche tra quelli con comorbidità sottostanti; sono dunque importanti “per guidare le famiglie, i medici e i responsabili politici sulla protezione e la vaccinazione future”.
La vaccinazione dei giovani è considerata comunque fondamentale nella lotta alla pandemia, non solo perché sussiste comunque un rischio di complicazioni e morte, seppur molto basso, ma anche perché permettendo la libera circolazione del patogeno si aprono le porte a nuove varianti resistenti – come la Delta – con mutazioni di fuga immunitaria e più trasmissibili, che possono rappresentare un serio problema per le fasce della popolazione più vulnerabili. I dettagli della ricerca “Deaths in Children and Young People in England following SARS-CoV-2 infection during the first pandemic year: a national study using linked mandatory child death reporting data” sono stati caricati sul database Research Square in attesa della revisione fra pari e la pubblicazione su una rivista scientifica.