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In che modo la vaccinazione modifica i numeri della pandemia

Numeri di infezione stabili (o addirittura in calo) potrebbero significare che in realtà il virus si sta diffondendo in misura maggiore nella popolazione non ancora vaccinata. Questo perché con l’aumento della copertura vaccinale, il numero di persone non immunizzate tenderà a ridursi, per cui una stessa incidenza di nuovi casi di Covid-19 nella popolazione totale indicherà una frequenza di contagio più alta tra non vaccinati.
A cura di Valeria Aiello
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I dati della pandemia diventeranno più difficili da interpretare nei prossimi mesi. E, probabilmente, già adesso il calo di infezioni che in Italia ha portato il governo a considerare riaperture e allentamento delle restrizioni potrebbe in realtà non indicare una reale diminuzione del rischio di contagio. Il motivo risiede nelle vaccinazioni anti-Covid che, passati gli inciampi iniziali, sono entrate a regime, con somministrazioni quotidiane sopra le 300mila dosi, come indicato dal portale del Ministero della Sanità.

Con il progredire della campagna vaccinale, il numero di persone non immunizzate si ridurrà progressivamente, diminuendo il potenziale di infezione. Questo perché gli attuali sieri anti-Covid, efficaci nel prevenire le forme sintomatiche della malattia, stanno in parte anche dimostrando di ridurre il rischio di infezione, per cui con l’aumento del numero di persone vaccinate, la probabilità di contagio riguarderà sempre più le persone non ancora immunizzate. In altre parole, se la percentuale di popolazione che può essere contagiata viene ridotta dalla vaccinazione ma, allo stesso tempo, il numero di infezioni registrate rimane lo stesso, una stessa incidenza (ogni 100mila abitanti, vaccinati e non) si tradurrà in misura maggiore in nuove infezioni tra i non vaccinati.

Secondo l’ultimo monitoraggio, l’incidenza settimanale media in Italia è di 182 nuovi casi di Covid-19 ogni 100mila abitanti. Dunque, se già adesso si considerasse il numero di persone vaccinate (circa 4,5 milioni – 7,5% della popolazione – cui sono state somministrate prima e seconda dose di vaccino), questa stessa incidenza di nuovi casi settimanali indicherebbe una frequenza di contagio più alta nella sola popolazione non ancora vaccinata.

Generalizzando, uno stesso valore numerico che descrive un’incidenza di nuovi casi, ad esempio di 100 nella popolazione generale, si tradurrebbe in un’incidenza praticamente raddoppiata nelle persone non vaccinate quando l’immunizzazione arriverà a coprire il 50% popolazione.

Pertanto, quando la campagna di vaccinazione acquisirà maggiore slancio nelle prossime settimane e mesi, questo effetto diventerà sempre più evidente. In tal senso, dichiarare un certo valore di incidenza come unico parametro per considerare un’epidemia sotto controllo non sarà sufficiente: mantenere costantemente una determinata soglia di incidenza vorrà comunque dire un aumento continuo del tasso di infezione reale tra i non immuni.

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