Dopo 13 anni di suspense, la US Food and Drug Administration (FDA), l'ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei farmaci, ha approvato una pillola che sarebbe in grado aiutare a combattere l’obesità. Si tratta del Belviq (principio attivo: lorcaserina cloidrato), un prodotto della casa farmaceutica Arena Pharmaceuticals. Gli articoli pubblicati da Steven R. Smith e colleghi sul New England Journal of Medicine raccolgono i dati degli studi clinici, richiesti dall’FDA, che dimostrano gli effetti dimagranti della nuova pillola. Belviq può, quando combinato a una dieta sana e ad esercizio fisico, aiutare le persone a perdere circa il 4% del loro peso corporeo. Il farmaco è stato approvato per l'uso da parte di persone obese che soffrono di ipertensione, colesterolo elevato e diabete di tipo 2, patologie causate appunto dalle loro condizioni di sovrappeso.
Come funziona il farmaco
Il principio attivo di Belviq sopprime l’appetito, agendo sul sistema nervoso centrale. Il composto imita gli effetti della serotonina, un neurotrasmettitore principalmente coinvolto nella regolazione dell’umore, portando le persone a mangiare di meno e sentirsi sazie più in fretta. La sua efficacia e la sua sicurezza sono stati valutati con tre studi scientifici (confrontati con placebo) su 8.000 pazienti obesi e in sovrappeso. Rispetto al placebo, il farmaco ha dimostrato un’efficacia pari a una perdita di peso che va dal 3 al 3,7 % annua. Non si tratta quindi di un dimagrante miracoloso, ma di un coadiuvante da utilizzare nel lungo periodo per contrastare il sovrappeso. In questo studio è stato posto sotto esame anche un eventuale effetto collaterale sulle valvole cardiache, ma dai dati raccolti nel corso di un anno non sono emerse compromissioni, anzi, la sperimentazione clinica ha dimostrato che il farmaco non provoca danni al cuore.
Le pillole dimagranti nella storia
Sono molti i metodi farmaceutici esplorati dalla ricerca medico-scientifica per far dimagrire: dall’aumento del metabolismo (stimolando la tiroide e quindi il metabolismo basale dell’organismo), alla riduzione dell’assorbimento dei grassi nell’intestino fino all’azione sul sistema nervoso centrale per ridurre l’appetito e lo stimolo della fame. Uno dei primi tentativi è stata la somministrazione di estratti ormonali che andassero a stimolare l’attività tiroidea, ma gli effetti collaterali erano assimilabili ai sintomi dell’ipertiroidismo, come fibrillazione atriale, irritabilità e affaticamento. Nei primi anni ‘70 la FDA ha promosso i farmaci anoressizzanti Fenfluramina e Fentermina e negli anni ‘90 la Dexfenfluramina. L’associazione di questi principi attivi agivano sul cervello, incrementando i livelli del neurotrasmettitore serotonina, detto anche l’ormone della felicità, con conseguente riduzione dell’appetito. Tuttavia, quando è stato dimostrato che provocavano lesioni alle valvole cardiache sono stati prontamente ritirati dal mercato. Anche Belviq era stato respinto una volta nel 2010 in quanto, oltre al sospetto, che inducesse tumori nei ratti, la società farmaceutica che lo stava producendo non era in grado, inizialmente, di escludere statisticamente un aumento del rischio di problematiche al cuore. Sempre negli anni ’90, la casa farmaceutica Roche, lancia sul mercato Xenical. Ancora in commercio, il suo principio attivo (orlistat) è un inibitore dell’assorbimento di grassi nell’intestino. Nel 2006 la casa farmaceutica Sanofi-Aventis presenta il farmaco Rimonobant, che agisce sul sistema nervoso centrale, inibendo il recettore per il principio attivo della marijuana (al quale si lega anche l'endocannabinoide 2-AG, già oggetto di studi), bloccando di conseguenza lo stimolo della fame. Anche se l’effetto dimagrante era evidente, in associazione si manifestava una depressione severa, motivo per il quale questo prodotto non è stato approvato dell’agenzia del farmaco. Il panorama farmaceutico delle pillole dimagranti nel mondo è molto più vasto e trascina un business molto fruttuoso, soprattutto nei paesi dove i tassi di obesità sono in crescita.
Un’epidemia globale
L’obesità rappresenta un serio problema di salute pubblica, è una vera e propria epidemia che ormai ha perso la connotazione “problema dei ricchi”, ma si estende a tutte le fasce di popolazione soprattutto quelle che consumano più cibi fritti e non curano il proprio benessere fisico. L’eccessivo accumulo di grasso corporeo, normalmente causato da un’alimentazione scorretta e di una vita sedentaria, comporta problemi di salute correlati, come ipertensione, diabete, ipercolesterolemia, un maggiore rischio cardiovascolare e diffusi problemi alle ossa. Uno studio dimostra che alcuni cibi grassi sarebbero in grado di creare dipendenza per colpa di un nostro gene, che ci rende particolarmente sensibili a quel tipo di sapore. Gli effetti di questa condizione si ripercuotono anche sulla sfera psicologica e sociale, soprattutto nei bambini, che faticano a creare rapporti con il proprio corpo e i coetanei. In Italia circa l’8,5% della popolazione è obesa, mentre negli Stati uniti il dato sale a un 30%. Di conseguenza, le autorità di regolamentazione dei farmaci si sono assunti la responsabilità di valutare sia i possibili rischi per la salute, che i benefici di un nuovo prodotto dimagrante in grado di arginare una patologia in costante aumento. Tuttavia, è importante ricordare che il farmaco non agisce da solo. Non bisogna quindi sostituirlo alla dieta, ma associarlo a una alimentazione sana, a un costante esercizio fisico e ad uno stile di vita corretto.