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Covid 19

Il virus ebola può restare nello sperma per un anno, dopo la guarigione: rischio nuovi focolai

Una donna della Repubblica Democratica del Congo è morta lo scorso 4 febbraio dopo aver contratto il virus ebola. Secondo alcuni esperti, potrebbe essere rimasta contagiata dopo un rapporto col marito, sopravvissuto all’epidemia di ebola che ha colpito il Paese tra il 2018 e il 2020. Un recente studio ha dimostrato che il patogeno può nascondersi nello sperma di un uomo per oltre un anno, rappresentando un potenziale rischio per nuovi focolai.
A cura di Andrea Centini
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Negli ultimi giorni sono stati identificati due nuovi casi di malattia da virus Ebola nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), dove la patologia è endemica e sotto stretta sorveglianza sanitaria. Il virus, responsabile di una febbre emorragica ad altissima letalità, circola naturalmente nella fauna selvatica locale, pertanto viene richiesta estrema attenzione agli abitanti. Come segnalato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), tuttavia, non è ancora chiaro se i casi appena diagnosticati derivino da un nuovo focolaio o da una recrudescenza dell'epidemia che tra il 2018 e il 2020 ha colpito le province del Nord Kivu, Ituri e Sud Kivu. Alla data dell'8 febbraio i sanitari hanno rintracciato oltre cento contatti diretti di uno dei due pazienti contagiati (una donna deceduta il 4 febbraio), e stanno mettendo in atto tutte le misure per evitare la diffusione di eventuali infezioni.

Il caso della donna uccisa dal virus è particolarmente significativo. Dalle indagini condotte, infatti, è risultata essere la moglie di un uomo sopravvissuto all'infezione contratta durante l'epidemia che si è conclusa nel giugno dello scorso anno. Secondo alcuni esperti la donna potrebbe aver contratto l'ebola dopo essere entrata in contatto con i fluidi corporei dell'uomo. In base ai risultati dello studio “Prevention of sexual transmission of Ebola in Liberia through a national semen testing and counselling programme for survivors: an analysis of Ebola virus RNA results and behavioural data” pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet da scienziati del Ministero della Salute liberiano, dei CDC americani e dell'OMS, su 424 sopravvissuti al virus ben in 24 presentavano RNA del patogeno nel proprio sperma a 12 mesi dalla guarigione. Uno di essi, ha presentato tracce dell'RNA virale addirittura 565 giorni dopo essere guarito.

Alla luce di questo dato, non si esclude che la donna possa aver contratto il virus dopo un rapporto col marito. La malattia da virus ebola può essere contratta anche entrando in contatto con saliva, sudore, feci, urina e altri fluidi corporei di un malato, ma essendo il marito della defunta guarito da parecchi mesi, l'ipotesi dello sperma sembra plausibile. Per tutti gli accertamenti del caso, i campioni sono stati inviati all'Istituto nazionale di ricerca biomedica di Kinshasa, dove verrà eseguito il sequenziamento del genoma per determinare il collegamento al precedente focolaio. "Non è insolito che si verifichino casi sporadici a seguito di una grave epidemia", ha scritto in un Tweet l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

La donna si era presentata in ospedale il 25 gennaio 2021 per un sanguinamento nasale. In pochi giorni ha sviluppato segni di debolezza fisica, vertigini, dolori articolari, dolore epigastrico, diarrea, mal di testa e difficoltà respiratorie, e dopo essere passata per tre diversi centri medici è spirata. La conferma della positività all'ebola è arrivata il 6 febbraio grazie al lavoro degli scienziati del laboratorio di Butembo. Le nuove analisi confermeranno se il contagio è direttamente collegato a quello del marito oppure se la donna possa aver contratto il virus entrando in altro modo, entrando in contatto con un animale selvatico infetto o magari con un altro soggetto portatore del virus. La speranza è che non si inneschi una nuova epidemia come quella conclusasi nel 2020.

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