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Il vaccino Covid di Astrazeneca riduce anche la trasmissione del virus: “Meno 67% dopo una dose”

Lo indicano i dati di un nuovo studio dell’Università di Oxford, documentando per la prima volta che la somministrazione del siero anti-Covid ha ridotto di quasi due terzi la trasmissione del virus. Calcolata inoltre la protezione conferita da una singola dose: “Efficace al 76% nel proteggere dalla malattia”.
A cura di Valeria Aiello
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Oltre a proteggere dalla malattia, il vaccino anti-Covid di Astrazeneca riduce anche la trasmissione di Sars-Cov-2. Lo indicano i dati di un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Oxford che hanno misurato l’impatto della vaccinazione nella trasmissione virale, sulla base dei tamponi effettuati nei volontari del braccio di ricerca britannico.

I dati indicano un calo del 67% dei tamponi positivi dopo la prima dose, documentando per la prima volta che il vaccino può rallentare di quasi due terzi la trasmissione virale.

La promettente scoperta, che sottolinea l’importanza della campagna di vaccinazione di massa nel rallentare la diffusione del coronavirus, è stata accolta con grande ottimismo dal Segretario alla Salute del Governo guidato da Boris Johnson, Matt Hancock. “Ora sappiamo che il vaccino riduce anche la trasmissione e questo aiuterà tutti noi a uscire da questa pandemia” sono state le sue parole alla BBC. I risultati, ha detto Hancock, “dovrebbero dare a tutti la certezza che questo vaccino funziona non solo per proteggere dalla malattia ma anche per impedire di trasmettere il virus agli altri”.

Efficace al 76% dopo una singola dose

L’analisi dell’Università di Oxford, che attraverso il Jenner Institute ha sviluppato il vaccino, ha anche indicato che una singola dose è efficace al 76% nel proteggere dalla malattia. Il dato è stato misurato a tre mesi (90 giorni) dalla prima iniezione, escludendo il periodo iniziale di tre settimane (22 giorni) necessario allo sviluppo della risposta immunitaria. “La protezione ha mostrato poche prove di declino durante questo periodo” si legge in una nota dell’Università di Oxford

Questi nuovi risultati forniscono un’importante verifica dei dati provvisori che sono stati utilizzati da oltre venticinque enti regolatori del farmaco, tra la MHRA nel Regno Unito e l’EMA in Europa, per concedere l’autorizzazione all’uso di emergenza del vaccino – ha dichiarato professor Andrew Pollard, capo investigatore dell'Oxford Vaccine Trial e coautore dello studio – . Supportano inoltre anche la raccomandazione formulata dal Comitato congiunto per la vaccinazione e l’immunizzazione (JCVI) per l’estensione dell’intervallo di tempo del richiamo a 12 settimane, rassicurandoci sul fatto che le persone sono protette a 22 giorni dopo una singola dose di vaccino”.

L’analisi esplorativa, pubblicata su Preprints with The Lancet (e dunque non ancora sottoposti a revisione paritaria) suggerisce inoltre che “è l’intervallo di dosaggio e non il livello di dosaggio ad avere un grande impatto sull’efficacia del vaccino”. Un risultato “in linea con le precedenti ricerche a sostegno di una maggiore efficacia con intervalli di somministrazione più lunghi effettuati con altri vaccini, come l’influenza, L’Ebola e la malaria” aggiungono gli autori della ricerca che nei prossimi giorni hanno in programma di rendere noti i dati sulla protezione del vaccino nei confronti delle nuove varianti, attendendosi risultati sostanzialmente simili a quelli già riportati da Astrazeneca.

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