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Covid 19

Il vaccino contro l’influenza riduce il rischio di infezione da coronavirus e Covid grave

Analizzando le cartelle cliniche di pazienti cui erano noti i risultati dei tamponi oro-rinofaringei per il coronavirus, un team di ricerca dell’Università del Michigan ha dimostrato che chi era stato vaccinato contro l’influenza aveva un rischio ridotto del 24% di risultare positivo. Evidenziato anche un rischio inferiore di ricovero in ospedale e ventilazione meccanica.
A cura di Andrea Centini
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Le persone che ricevono il vaccino contro l'influenza hanno un rischio ridotto di contrarre l'infezione da coronavirus SARS-CoV-2, inoltre, nel caso in cui dovessero contagiarsi, hanno anche meno probabilità di sviluppare la forma grave della COVID-19 (la malattia provocata dal patogeno pandemico). Lo ha determinato un nuovo studio americano guidato da scienziati della Scuola di Medicina dell'Università del Michigan, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dello University Hospital South, del Dipartimento di Prevenzione delle Infezioni ed Epidemiologia e del Dipartimento di Medicina interna dell'ateneo di Ann Harbor.

I ricercatori, coordinati dalla professoressa Marion Hofmann Bowman, docente di Medicina interna e cardiologa presso il Michigan Medicine Frankel Cardiovascular Center del Michigan Medicine (il centro medico dell'università), sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato le cartelle cliniche di pazienti che erano stati sottoposti a un tampone oro-rinofaringeo per ricercare l'eventuale positività al SARS-CoV-2. Ne sono state studiate in tutto 27mila. Dall'analisi statistica è emerso che fra i 13mila cui era stato somministrato il vaccino antinfluenzale circa il 4 percento è risultato positivo al coronavirus, mentre tra i 14mila che non si erano sottoposti all'inoculazione è risultato positivo il 5 percento. “L'associazione è rimasta significativa dopo il controllo di altre variabili tra cui etnia, razza, sesso, età, BMI (indice di massa corporeo NDR), vizio del fumo e molte condizioni di comorbidità”, ha dichiarato la professoressa Hofmann in un comunicato stampa. In termini percentuali, il rischio di infezione è risultato inferiore del 24 percento nei vaccinati contro l'influenza.

Analizzando ulteriormente i dati, i ricercatori americani hanno anche dimostrato che chi aveva ricevuto il vaccino antinfluenzale aveva anche una “probabilità significativamente inferiore di essere ricoverato in ospedale”, oltre a un rischio inferiore di necessitare di ventilazione meccanica (0,45, 95% CI 0,27-0,78; P  = 0,004) e una durata minore dell'eventuale ricovero (0,76, IC 95% 0,65-0,89; P <0,001). Nonostante tali evidenti benefici clinici, la professoressa Hofmann e i colleghi non hanno osservato differenze statisticamente significative nel tasso di mortalità tra i due gruppi. Nessun paziente coinvolto nello studio è risultato positivo a entrambi i virus contemporaneamente.

Come specificato dai ricercatori dell'Università del Michigan, è possibile che le persone che si sono sottoposte al vaccino sono anche più attente alla propria salute e rispettano con maggior rigore le misure anti COVID di base, come indossare le mascherine, mantenere il distanziamento sociale e lavarsi spesso le mani, ma non si esclude che possa esserci anche un “meccanismo biologico diretto del vaccino antinfluenzale sul sistema immunitario”, una sorta di scudo che aiuterebbe i vaccinati proteggersi dal SARS-CoV-2. Poiché nei mesi scorsi sono state diffuse informazioni fuorvianti su una ipotetica associazione negativa tra vaccino antinfluenzale e rischio COVID, la professoressa Hofmann si è detta fiduciosa per i risultati della ricerca, e che alla luce dei benefici la vaccinazione antinfluenzale deve essere promossa anche se la stagione è agli sgoccioli. Il vaccino contro l'influenza, inoltre, è associato a una riduzione del rischio di eventi cardiovascolari, tra le principali cause di morte nei Paesi Occidentali: “Ci sono dati affidabili che dimostrano che il vaccino antinfluenzale previene l'infarto e i ricoveri per insufficienza cardiaca, che è un motivo in più per ottenere il vaccino in ogni stagione influenzale”, ha affermato la coautrice dello studio Anna Conlon. I dettagli della ricerca “Impact of the influenza vaccine on COVID-19 infection rates and severity” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata American Journal of Infection Control.

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