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Il vaccino contro il papilloma virus ha abbattuto i casi di cancro al collo dell’utero dell’87%

Nelle ragazze che hanno ricevuto il vaccino “Cervarix” contro il papilloma virus quando avevano 12-13 anni, l’età ideale per la somministrazione, i casi di cancro al collo dell’utero (cervice uterina) e di lesioni precancerose sono stati abbattuti dell’87 percento. Un risultato che gli scienziati definiscono storico. Questa grave forma di cancro potrebbe essere debellata del tutto proprio grazie alla vaccinazione di massa.
A cura di Andrea Centini
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La stragrande maggioranza delle forme di cancro al collo dell'utero (cervice uterina) sono provocate da virus, nello specifico da diversi tipi di papilloma virus umano (HPV). Poiché l'agente patogeno può essere efficacemente contrastato con un vaccino, si ritiene che il cancro da esso scatenato possa essere debellato del tutto, proprio grazie alle campagne di vaccinazione di massa. Lo dimostrano i dati dello studio “IPVS statement moving towards elimination of cervical cancer as a public health problem” condotto in Australia, dove la campagna vaccinale a tappeto su adolescenti e giovani donne ha fatto crollare i casi di cancro alla cervice uterina dal 24 percento all'1 percento tra il 2005 e il 2015. Ora una nuova indagine conferma la notevole efficacia del vaccino anti HPV – il bivalente “Cervarix” – anche nel Regno Unito, dove le somministrazioni sono iniziate nel 2008. Nelle ragazze che avevano 12-13 anni quando hanno ricevuto le dosi, l'efficacia preventiva è stata pari all'87 percento. Un risultato che i ricercatori non hanno esitato a definire “storico”.

A condurre l'indagine è stato un team di ricerca britannico guidato da scienziati del Guy's Cancer Centre del Guy's Hospital, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del National Cancer Registration and Analysis Service della Public Health England (PHE), del Blood Safety, Hepatitis, Sexually Transmitted Infections and HIV Service e del Cancer Prevention Group del King's College di Londra. Gli scienziati, coordinati dal professor Peter Sasieni, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato il tasso di carcinoma cervicale in situ (neoplasia intraepiteliale cervicale di grado 3 o CIN3) nelle donne coinvolte nella campagna vaccinale, mettendolo a confronto i loro dati  con quelli del gruppo di controllo non vaccinato con Cervarix. Come indicato, l'effetto maggiore si è avuto nelle ragazze che nel 2008 avevano 12-13 anni, con un abbattimento dell'incidenza dell'87 percento (compreso quello delle lesioni precancerose). La prima adolescenza è considerata il momento ideale per la somministrazione del vaccino, poiché deve precedere l'entrata nella vita sessualmente attiva. Non a caso, nelle donne che hanno ricevuto lo stesso vaccino in età tardiva i risultati sono stati meno impattanti. Per le ragazze che avevano 16-18 anni al momento dell'inoculazione, la riduzione dell'incidenza del cancro rispetto alla coorte di riferimento non vaccinata è stata del 34 percento, mentre per quelle che avevano 14-16 anni la riduzione è stata del 62 percento.

“Abbiamo osservato una sostanziale riduzione del cancro cervicale e dell'incidenza di CIN3 nelle giovani donne dopo l'introduzione del programma di immunizzazione HPV in Inghilterra, specialmente nelle persone a cui è stato offerto il vaccino all'età di 12-13 anni. Il programma di immunizzazione HPV ha quasi eliminato con successo il cancro del collo dell'utero nelle donne nate dal 1 settembre 1995”, hanno sottolineato gli scienziati nell'abstract dello studio. Come affermato dal professor Sasieni alla BBC, è stato raggiunto un “enorme risultato” contro questa grave forma di cancro. Gli ha fatto eco l'epidemiologa Vanessa Saliba, affermando che il vaccino sta salvando vite umane e riducendo in modo drastico i tassi di cancro della cervice uterina fra le donne. “È un momento storico vedere il primo studio che dimostra che il vaccino HPV ha protetto e continuerà a proteggere migliaia di donne dallo sviluppo del cancro cervicale”, ha chiosato la professoressa Michelle Mitchell, a capo del Cancer Research UK.

Gli scienziati sottolineano l'importanza di continuare a effettuare gli screening contro il papilloma virus (il pap test) alcune volte nel corso della vita e di vaccinare tutti coloro che non lo hanno fatto. Questo patogeno colpisce anche gli uomini e può innescare il cancro in diversi tessuti (del pene, dell'ano e orofaringei), poiché il virus è in grado di determinare alterazioni nel DNA delle cellule infettate. Non a caso la recente ricerca “HPV Vaccination Among Young Adults in the US” pubblicata su JAMA-Research Letter ha osservato che migliaia di giovani uomini stanno morendo a causa di neoplasie scatenate dal papillomavirus. I ragazzi, del resto, hanno un tasso di immunizzazione contro questo virus molto inferiore rispetto alle donne. Solo in Italia, secondo le stime dell'AIRC, si diagnosticano ogni anno 4.500 tumori del cavo orale e tremila decessi. I dettagli della nuova ricerca britannica “The effects of the national HPV vaccination programme in England, UK, on cervical cancer and grade 3 cervical intraepithelial neoplasia incidence: a register-based observational study” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica The Lancet.

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