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Il vaccino antinfluenzale a mRNA di Moderna non è (per ora) migliore dei tradizionali

I primi dati della sperimentazione sull’uomo mostrano che il livello di anticorpi indotto dalla vaccinazione con il nuovo siero a mRNA non è superiore a quello degli antinfluenzali tradizionali.
A cura di Valeria Aiello
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La tecnologia dell’RNA messaggero (mRNA) impiegata con successo per i vaccini anti-Covid potrebbe non essere ugualmente adeguata per lo sviluppo dei vaccini contro l’influenza stagionale. Lo suggeriscono i primi dati della sperimentazione sull’uomo del nuovo antinfluenzale sviluppato da Moderna, annunciati dall’azienda farmaceutica americana in una conference call con gli investitori, che mostrano come i livelli di anticorpi indotti dalla vaccinazione contro tutti e quattro i ceppi del virus dell’influenza non siano superiori a quelli degli antinfluenzali tradizionali, come il Fluzone HD di Sanofi a base di virus inattivati.

Il candidato vaccino di Moderna, chiamato mRNA-1010, è un quadrivalente che codifica per la proteina  emoagglutinina (HA) di quattro virus dell’influenza stazionale (A/H1N1, A/H3N2, B/Yamagata e B/Victoria), valutato in uno studio di fase 1 in due coorti di adulti (età 18-49 anni e over 50) con regime vaccinale a due dosi. In media, la risposta anticorpale registrata nei confronti dei quattro ceppi è risultata più bassa nelle persone più anziane, mentre gli effetti collaterali sono stati generalmente segnalati più frequentemente dai più giovani. Queste reazioni hanno incluso dolore e gonfiore nel sito di iniezione, affaticamento, artralgia, mialgia e cefalea.

Come premesso, l’aumento degli anticorpi osservato a distanza di un mese dalla somministrazione della seconda dose si è rivelato inferiore a quello indotto dai monodose tradizionali come FluZone ma “non possiamo fare un confronto diretto” ha affermato un dirigente della società durante la conference call. “Abbiamo presentato (il confronto con i dati di Fluzone, ndr) solo come guida” ha precisato il responsabile, rispondendo alle preoccupazioni degli investitori circa l’inferiorità mostrata dal vaccino di Moderna.

Nel dettaglio, alla dose più bassa (50 mcg), la media geometrica dei titoli (GMT) degli anticorpi contro i ceppi di influenza A era di 538 (H1N1) e di 530 (H3N2) mentre la GMT contro i ceppi di tipo B era di 467 (B/Yamagata) e di 261 (B/Victoria) quando misurata a 29 giorni dal ciclo vaccinale completo negli adulti più giovani. Nelle persone più anziane, lo stesso dosaggio ha prodotto GMT contro i ceppi di influenza A di 310 (H1N1) e 263 (H3N2) mentre la GMT contro i ceppi di influenza B erano 305 (B/Yamagata) e 215 (B/Victoria).

I dirigenti di Moderna, secondo quanto riporta Reuters, hanno affermato che la risposta anticorpale potrebbe essere stata limitata dalla precedente esposizione della popolazione ai ceppi influenzali, aggiungendo che i dati sulla risposta immunitaria completa, comprese le cellule T, misurerebbero meglio l’efficacia dei vaccini antinfluenzali. “I titoli anticorpali sono utili ma non sono la stessa cosa della piena efficacia” ha detto la dirigente senior Jacqueline Miller.

Moderna ha inoltre precisato di aver avviato a novembre lo studio di fase 2 e che l’analisi intermedia dei dati è prevista per l’inizio dl 2020. In corso anche la preparazione per lo studio di fase 3. I dati provvisori della fase 1 sono comunque considerati “una pietra miliare verso il raggiungimento dell’obiettivo – ha spiegato Stéphane Bancel, amministratore delegato di Moderna – . Riteniamo che la nostra piattaforma mRNA sia ben posizionata per affrontare il significativo bisogno di vaccini contro l’influenza stagionale, come evidenziato dai nostri nuovi candidati allo sviluppo oltre il quadrivalente, mRNA-1011 e mRNA-1012 (rispettivamente con uno e due antigeni emoagglutinina (HA) aggiuntivi, ndr), che riteniamo amplieranno la copertura”.

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