50 CONDIVISIONI

Il terremoto più profondo mai rilevato ha colpito 750 chilometri sotto il Giappone

Se confermato, l’evento sismico si sarebbe verificato nel mantello inferiore, dove gli scienziati hanno a lungo pensato che i terremoti fossero improbabili, se non impossibili.
A cura di Valeria Aiello
50 CONDIVISIONI
le isole giapponesi di Ogasawara (Bonin), credit: Anagounagi
le isole giapponesi di Ogasawara (Bonin), credit: Anagounagi

Il 31 maggio del 2015, un terremoto di magnitudo 7,9 si è verificato sotto le remote isole giapponesi di Ogasawara (Bonin) situate a circa 1.000 chilometri a sud di Tokyo. L’attività sismica si è verificata oltre 660 chilometri sotto la superficie terrestre, rendendo la scossa uno dei terremoti profondi più grandi per dimensioni. Nello sciame sismico che è seguito a questo primo evento, i ricercatori hanno però osservato un’altra stranezza, un altro piccolo terremoto che, se confermato, sarebbe la scossa più profonda mai rilevata.

Questo terremoto ultraprofondo, recentemente descritto in uno studio rivista Geophysical Research Letters, si stima che abbia colpito circa 751 chilometri sotto la superficie terrestre, nello strato del nostro pianeta noto come mantello inferiore, dove gli scienziati hanno a lungo ritenuto che i terremoti fossero improbabili. se non impossibili. Anche se in precedenza ci sono stati indizi di terremoti nel mantello inferiore, finora i ricercatori hanno faticato a individuare eventi sismici all’interno di questo strato della terra.

Utilizzando un metodo di retroproiezione 4 D, gli autori di questo studio hanno valutato le misurazioni della High Sensitivity Sismograph Network, o Hi-net, una rete di stazioni sismiche distribuite in tutto il Giappone. I dati acquisiti da questi strumenti sono analoghi alle increspature in uno stagno prodotte da un sassolino caduto: calcolando come si diffondono le onde sismiche, i ricercatori sono stati in grado di individuare il percorso del terremoto in profondità. Quasi certamente, dopo la scossa a 660 km, gli studiosi hanno rilevato almeno quattro scosse di assestamento, che si sono verificate tra i 695 e i 715 chilometri di profondità, e una ulteriore che ha colpito a 751 chilometri sottoterra.

La stragrande maggioranza dei terremoti, spiegano gli studiosi, è superficiale. Dei 56.832 terremoti da moderati a grandi registrati tra il 1976 e il 2020, solo il 18% circa era più profondo di 70 chilometri. Ancora meno, circa il 4%, ha colpito al di sotto dei 300 chilometri, che è la profondità comunemente usata come limite per identificare i “terremoti profondi”. Tutti i terremoti profondi colpiscono vicino a zone di subduzione moderne o antiche, dove le placche tettoniche che si scontrano provocano la frantumazione di una placca sotto l’altra. I cambiamenti nelle lastre che affondano mentre si immergono in profondità sotterranee estreme probabilmente spingono le scosse molto al di sotto della superficie.

I ricercatori non sono però ancora sicuri di come lo stress cresca abbastanza da far tremare le profondità della Terra. Il team suggerisce che la scossa sembra essersi verificata vicino alla base di una lastra lacerata di fondale marino subdotto del Pacifico, che potrebbe aver perforato la parte superiore del mantello inferiore. Il terremoto di magnitudo 7,9 può aver causato un leggero assestamento di parte della lastra che potrebbe essere stato sufficiente a concentrare le sollecitazioni alla base della lastra mentre si immergeva nelle rocce più dense del mantello inferiore.

50 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views