Il ‘super potere’ dei buoni amici sulla nostra autostima
Avere buoni amici ci permette di avere più autostima, ma anche avere stima di noi stessi ci porta a circondarci di relazioni positive. Questo è quanto sostegno i ricercatori se si sono chiesti quale fosse il legame tra la nostra autostima e la capacità di stringere legami benefici per la nostra vita. Ecco come gli scienziati sono giunti a questa conclusione.
Per comprendere come l’autostima e le buone amicizie siano legate tra loro, gli scienziati hanno analizzato 52 studi che hanno coinvolto in passato oltre 47.000 partecipanti (54% donne). Queste ricerche avevano l’obiettivo di esaminare l'effetto dell'autostima sui rapporti sociali nel tempo o l'effetto contrario. Gli studi, tutti pubblicati tra il 1992 e il 2016, includevano più paesi, dalla Svizzera, dalla Germania, fino ad Australia, Belgio, Canada, Finlandia, Grecia, Russia e Svezia. Quanto all’età, i campioni studiati variavano dalla prima infanzia fino alla tarda età adulta.
Dai dati raccolti è emerso che le relazioni sociali positive, il supporto sociale e l’accettazione sociale aiutano a plasmare lo sviluppo dell'autostima nelle persone tra i 4 e i 76 anni. Ma non è tutto. Gli autori fanno sapere di aver riscontrato anche un effetto significativo nella direzione opposta, e cioè che avere autostima ci permette di circondarci di buoni amici.
A permetterci di avere autostima e quindi di saper scegliere le relazioni migliori per noi, secondo gli esperti, è il legame che stringiamo coi nostri genitori: se questo è positivo quando siamo bambini, ha effetti sulle nostre relazioni future. Questo significa che avere un rapporto positivo coi genitori, ci insegna a relazionarci positivamente da bambini, con effetti che si protraggono in adolescenze e in età adulta, creando dunque un circolo virtuoso. Diversamente il rischio è un circolo vizioso, che ci spinge dunque ad avere meno autostima e amicizie meno positive.
Lo studio, intitolato “The Link Between Self-Esteem and Social Relationships: A Meta-Analysis of Longitudinal Studies”, è stato pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology.