Il sesso? I ragazzi di oggi lo fanno meno di mamma e papà
I giovani di oggi saranno anche precoci e disinibiti ma non riescono a sostenere i ritmi che potevano vantare i loro genitori. Secondo una ricerca condotta da Ipsos e commissionata da un’azienda di preservativi, la nuova generazione non solo ha scarsissime nozioni di educazione sessuale ma non ha gli stessi rapporti sessuali di quella, assolutamente più libertina, degli anni ’70.
Sicuramente oggi i ragazzi maturano sessualmente molto prima rispetto al passato visto che, secondo la ricerca, l’età media del primo rapporto sessuale non supera i 15 anni rispetto ai 17 della generazione anni ’70. Le indagini condotte sul campo dimostrano che un terzo dei ragazzi tra i 14 e i 18 anni, il 28%, ha già conosciuto l’altro sesso, una percentuale però molto più bassa rispetto alla media dei “vecchi” che si stabilisce sul 65%.
Aldilà di questo poi, quello che sembra preoccupare realmente è che i ragazzi di oggi, anche se “nativi digitali” e con questo presumibilmente più svegli e informati, hanno delle informazioni relative alla sessualità non solo scarse ma spessissimo assolutamente errate (un esempio è dato da un intervistato secondo il quale il profilattico andrebbe indossato solo nei tre giorni precedenti alle mestruazioni della partner).
Sulla scia di risposte del genere è nata Think Safe, campagna nazionale di informazione, prevenzione e sensibilizzazione sulle malattie sessualmente trasmettibili e le gravidanze indesiderate. Un progetto socio-informativo che “nasce con l’obiettivo di stimolare negli adolescenti la riflessione, la comunicazione, il confronto e la condivisione di un comportamento sessuale sicuro e responsabile, consapevoli dell’importanza di una buona prevenzione” e che coinvolge 12mila classi scolastiche in Italia per un totale di circa 300mila alunni che potranno partecipare al concorso “Usa la testa, pensa sicuro” realizzando un’idea grafica e/o uno slogan che promuova il tema prevenzione e protezione: ai vincitori andranno borse di studio, fotocamere digitali o la pubblicazione della loro idea sulla Smemoranda 2012.
La speranza è che questo genere di campagne possa favorire una conoscenza migliore di certi temi che, se una volta venivano bistrattati e trattati quasi come tabù, oggi non devono essere più ignorati. Un contributo importante che si evince dalla ricerca è che, oltre all’inesauribile fonte di ispirazione fornita dal web (che spesso però contribuisce, come abbiamo visto, a “confondere le idee” dei ragazzi), sono proprio le mamme ad insegnare, sebbene in via piuttosto teorica e soprattutto impersonale, un minimo di educazione sessuale ai propri figli, fenomeno non paragonabile con il passato quando per gli attuali genitori non c’era un familiare cui rivolgersi.
Ragazzi insomma che apprendono un po’ di “teoria” da mamma e papà ma che, a quanto pare, sono rimasti indietro con la “pratica”.