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Il rover Curiosity ha scoperto ammoniaca e un’altra molecola organica mai vista prima su Marte

Grazie allo strumento Sample Analysis at Mars (SAM), il rover Curiosity della NASA ha individuato molecole organiche mai viste prima sul Pianeta Rosso. Si tratta dell’ammoniaca e dell’acido benzoico, entrambi associati a processi biologici sulla Terra. L’origine su Marte non è nota, ma non sono necessariamente una prova dell’esistenza della vita presente o passata.
A cura di Andrea Centini
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Il rover Curiosity della NASA, impegnato su Marte nella missione Mars Science Laboratory (MSL), ha identificato molecole organiche mai individuate prima sul Pianeta Rosso. Non siamo innanzi alle prove dell'esistenza della vita passata o presente su Marte, tuttavia si tratta comunque di una scoperta significativa, che evidenzia l'esistenza di una chimica complessa ed evoluta sul piccolo pianeta roccioso. Nello specifico, il rover Curiosity ha identificato l'ammoniaca (NH3) e l'acido benzoico (C7H6O2), composti che sulla Terra sono intimamente associati a processi biologici ma che non necessariamente derivano da essi. L'ammoniaca, ad esempio, è stata rilevata anche su Giove, Saturno, sulla luna Encelado e nelle nubi interstellari.

Le molecole organiche sono state identificate in campioni di sabbia raccolti nel 2017 dalle dune di Bagnold, site nei pressi del Monte Sharp e nel cuore del cratere Gale, dove il rover è “ammartato” dopo una spettacolare manovra nell'agosto del 2012. Il robot a propulsione nucleare è dotato di un sofisticato laboratorio chiamato Sample Analysis at Mars (SAM) che è specializzato nella cosiddetta “chimica umida”. È stato progettato per condurre analisi gascromatografiche di spettrometria di massa per molecole specifiche come amminoacidi (i “mattoni della vita”) e gli acidi carbossilici. L'obiettivo primario degli scienziati della NASA era quello analizzare campioni di rocce e del substrato ottenuti attraverso un trapano montato su Curiosity, ma purtroppo lo strumento ha smesso di funzionare da alcuni anni. Per questo hanno deciso di analizzare vecchi campioni di sabbia.

Aver trovato ammoniaca e acido benzoico nella sabbia delle dune è rilevante poiché la superficie marziana è costantemente bombardata dalle radiazioni, dunque non ci si aspettava che si potessero trovare composti complessi e abbondanti. “Le dune di Bagnold sono state studiate per diversi mesi con l'intera gamma di strumenti a bordo di Curiosity. Il campione derivato dalle dune era stato esposto a radiazioni ionizzanti e non ci si aspettava che fosse ricco di antiche molecole organiche ben conservate. Tuttavia, non solo ha consentito un test del protocollo di derivatizzazione (un processo chimico che determina la sostituzione di gruppi di molecole NDR) sulla superficie di Marte, ma anche una ricerca di molecole organiche presenti nel campione e un'indagine su quelle che potrebbero essere state prodotte dalle reazioni all'interno dello strumento”, hanno scritto gli autori dello studio, guidati dal professor M. Millan del Dipartimento di Biologia dell'Università di Georgetown e della Solar System Exploration Division presso il NASA Goddard Space Flight Center.

Com'è noto, sulla Terra l'ammoniaca può derivare dai processi di decomposizione di organismi animali e vegetali e dall'urea, oltre a essere prodotta dai reni, mentre l'acido benzoico si trova naturalmente in molte piante e nei loro frutti. Non è nota l'origine di questi composti organici su Marte, ma come indicato non sono una prova dell'esistenza della vita (passato o presente che sia). I rover Curiosity e Perseverance della NASA continueranno comunque a indagare sui preziosi composti chimici presenti sul Pianeta Rosso. Nel prossimo futuro saranno supportati anche dal rover Rosalind Franklin dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) e dell'Agenzia Spaziale Russa (ROSCOMOS), che sarà dotato di un laboratorio per la chimica umida molto più avanzato, il Mars Organic Molecule Analyzer (MOMA). I dettagli sulle molecole organiche identificate da Curiosity sono riportati nella ricerca “Organic molecules revealed in Mars’s Bagnold Dunes by Curiosity’s derivatization experiment” pubblicata sull'autorevole rivista scientifica Nature Astronomy.

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