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Il riflesso nell’occhio della vittima può svelare il volto del carnefice

Grazie alle più avanzate tecnologie del settore, le procedure di identificazione dei criminali potrebbero avvalersi di un nuovo strumento: proprio come nei telefilm.
A cura di Nadia Vitali
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È realmente possibile riconoscere qualcuno attraverso la sua immagine riflessa nell'occhio di chi gli sta davanti? Secondo alcuni scienziati che hanno condotto un singolare esperimento sì e, anzi, attraverso le più recenti e raffinate tecnologie legate al mondo della fotografia ad alta risoluzione, specifiche indagini nell'ambito della criminalità potrebbero beneficiare di un valido sostegno in determinate occasioni: esatto, proprio come abbiamo visto fare qualche volta nei telefilm.

Ancora siamo lontani dall'ottenere il fermo immagine dell’assassino impresso nell'occhio dell'ucciso, comunque (questo sì, è ancora fantascienza). Pare invece che sia più facile del prevedibile arrivare a riconoscere qualcuno che sta scattando una fotografia grazie al suo riflesso nell'iride del fotografato: due studiosi, Rob Jenkins della University of York e Christie Kerr della University of Glasgow, hanno infatti dimostrato come quello che fino ad ora è stato un espediente per aiutare investigatori da schermo a risolvere i casi più intricati possa nella realtà funzionare. I risultati del loro lavoro sono stati resi noti attraverso un articolo pubblicato da PLOS ONE.

L'occhio funziona come uno specchio
L'occhio funziona come uno specchio

Il nostro occhio funziona proprio come un piccolo specchio: ecco perché ingrandendo le immagini che si trovano al suo interno, ed applicando dei filtri in grado di aumentare il contrasto per rendere più marcate le linee caratteristiche del volto, i ricercatori hanno dimostrato che in più del 70% dei casi è stato possibile riconoscere la figura riflessa in un occhio immortalato all'interno di una fotografia. Il tutto grazie ad un esperimento che ha sottoposto alcuni partecipanti prima alla visione di immagini ottenute a partire da un riflesso oculare e, in una seconda fase, al raffronto di quanto osservato con delle foto segnaletiche. Ma l’accuratezza nell'identificare qualcuno è salita addirittura fino all'84% quando si trattava di riconoscere volti familiari ai volontari, come quello del Presidente degli Stati Uniti.

L’aspetto più sorprendente è che tale riconoscimento può avvenire anche partendo da un’immagine piccolissima, come una fototessera, purché abbia risoluzione elevata: questo fa ragionevolmente ben sperare i ricercatori sulle possibili applicazioni pratiche del proprio studio. La possibilità di riuscire ad individuare il pedofilo che fotografa un bambino o il rapitore che fa uno scatto al sequestrato da inviare ai parenti della vittima potrebbe essere una risorsa non da poco per aprire a nuove strade nel mondo del contrasto alla criminalità: il tutto ricorrendo a strumenti relativamente diffusi e di facile accesso. Oltretutto, in un occhio si specchiano non solo persone, ma anche luoghi o, magari, complici di carnefici: e questo partendo da un’immagine che può essere fino a 30.000 volte più piccola di quello che si osserva.

L’ennesima dimostrazione, insomma, di quanto la tecnologia si muova sempre più nell'ambito di quella che, fino a poco tempo fa, ci sembrava soltanto fantascienza.

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