Il “pollo-sauro” esiste davvero, lo hanno scoperto gli scienziati
Riuscite ad immaginare un pollo gigante, magari un po' aggressivo, munito di artigli sufficientemente affilati ed inquietanti e dal peso non esattamente piuma? Potrebbe risultare un po' spaventoso, forse, vero? È esattamente quello che devono aver pensato anche gli scienziati della University of Utah che, riportate alla luce le ossa eccezionalmente ben conservate di un dinosauro vissuto all'incirca tra 68 e 66 milioni di anni fa, ne hanno ricostruito fattezze e caratteristiche ritrovandosi dinanzi, alla fine, un vero e proprio "pollo infernale".
Un pollo dall'inferno
Chicken from Hell è infatti il soprannome che hanno scelto per lui i ricercatori guidati da Matt Lamanna del Carnegie Museum of Natural History di Pittsburgh i quali, in un articolo pubblicato da PLOS ONE, hanno illustrato i dettagli della scoperta. Questo bizzarro animale appartiene ad una specie fino ad ora sconosciuta che aggiunge un interessante tassello all'affascinante mosaico della paleontologia: il suo nome ufficiale è Anzu wyliei. Anzu era un demone infernale dalle fattezze di uccello appartenente alla mitologia delle antiche popolazioni mesopotamiche, mentre wyliei deriva da Wylei J. Tuttle, nipote di un amministratore del museo che ha contribuito con donazioni alle ricerche, e grande amante dei dinosauri.
Un becco privo di denti, lunghe zampe posteriori che finivano in grossi piedi, artigli anteriori ben forti, lunga coda, una cresta ossea che spiccava sormontando la testa, un peso che poteva oscillare tra i 160 e i 250 chilogrammi ed un'altezza che poteva raggiungere all'incirca i due metri: «Sarebbe stato spaventoso ed assurdo imbattersi in esso!» ha commentato Emma Schachner, tra gli autori dello studio. Un bizzarro velociraptor ornato – secondo l'ipotesi degli studiosi – anche da piume colorate, per aumentare ancor più le sue analogie con i pennuti: insomma, come spiegato dai ricercatori, doveva apparire molto simile ad un uccello del genere Casuarius, attuali abitanti di Australia e Nuova Guinea dall'insolito "elmetto" sulla testa che ne contraddistingue proprio l'aspetto. A cosa potessero mai servire mai quelle piume resta un enigma che riguarda anche altri dinosauri scoperti negli ultimi anni i quali, assai probabilmente, avevano anch'essi un manto che li rivestiva: si va dall'idea che si trattasse esclusivamente di un variopinto richiamo sessuale, alla possibilità che svolgesse un ruolo importante per la temperatura corporea.
Legami con i "cugini" asiatici
La creatura appartiene al gruppo degli Oviraptorosauri, conosciuti principalmente sulla base di fossili ritrovati in alcune aree centrali ed orientali dell'Asia: la scoperta è quindi importante poiché costituisce la prima testimonianza certa della presenza di Oviraptorosauri anche in Nord America, fornendo oltretutto un particolareggiato quadro del loro aspetto. Precedenti ritrovamenti frammentari, avvenuti nell'arco di quasi un secolo, avevano restituito per lo più pezzi di scheletri, lasciando ancora nel mistero dettagli come il loro aspetto e la loro biologia: il ritrovamento di Anzu wyliei è quindi fondamentale per spiegare il legame esistente tra Oviraptorosauri asiatici ed americani. Per la precisione, il pollo infernale in questione è stato rinvenuto in un livello superficiale della formazione rocciosa di Hell Creek, già molto nota ai paleontologi per aver restituito in passato una grande abbondanza di fossili appartenenti a Triceratopi e Tirannosauri Rex: la scoperta di tutti i "pezzi" è stata piuttosto diluita nel tempo (a partire dalla fine degli anni '90 con tanto di acquisizioni da parte del museo) ma il risultato conclusivo ha dato grande soddisfazione agli studiosi che ora possono avere un'immagine complessiva dell'animale, verificando sia le somiglianze sia le differenze con i "cugini" asiatici che vissero anch'essi durante il Cretacico.
Vita da dinosauro
In totale, le ricerche hanno riportato alla luce tre scheletri distinti: su un paio di essi, un'osservazione ravvicinata ha rivelato la presenza di traumi ossei, uno ad una costola, un altro ad un dito del piede, comunque in entrambi i casi guariti nel corso dell'esistenza degli animali. Questo significa, chiaramente, che i corpi erano in grado di sopravvivere anche dopo aver subito ferite ma il mistero più grande probabilmente resterà tale: le fratture sono l'esito di combattimenti tra con-specifici o dell'attacco da parte di qualche predatore più grosso? A prima vista, nessuna delle due ipotesi sembrerebbe da scartare. L'area del ritrovamento suggerisce che Anzu Wyliei vivesse presso una pianura alluvionale molto umida mentre la struttura del suo cranio lascia supporre ai suoi scopritori che fosse onnivoro: presumibilmente si alimentava con vegetali ma anche con piccoli animali, che afferrava con i suoi grossi e forti artigli, e probabilmente con uova. Il suo aspetto, secondo quanto affermano i suoi stessi scopritori, risulterebbe talmente inconsueto per noi oggi da sembrare la creazione di qualche regista hollywoodiano.