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Il pericolo degli stereotipi: ha 5 anni ed è nero? Allora è violento

Uno studio ha dimostrato la facilità con cui i cittadini americani “bianchi” riescono ad associare termini come “violento” ad un bambino “nero” di soli 5 anni.
A cura di Zeina Ayache
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È mai possibile che il colore della pelle possa influenzare il nostro giudizio sulle persone? Sì e, purtroppo, dobbiamo ammettere che la cosa non ci sorprende. Uno nuovo studio, intitolato “Does Seeing Faces of Young Black Boys Facilitate the Identification of Threatening Stimuli?” e pubblicato su Psychological Science, rivela però, in maniera inquietante, come l'inconscio pregiudizio riesca ad influenzare la percezione che abbiamo dei bambini. Ma come è possibile?

Partendo dalla cronaca statunitense relativa ai giovani afroamericani uccisi dalla polizia, i ricercatori si sono chiesti se lo stereotipo dei “giovani neri” fosse effettivamente collegato alla violenza e alla criminalità dai cittadini stessi. Per capirne di più, i ricercatori hanno chiesto ad un gruppo di 64 studenti “bianchi” di osservare due diverse immagini: la prima rappresentava il volto di un bambino, la seconda invece mostrava un bambino di 5 anni (in sei immagini “bianco” e in sei immagini “nero”) con in mano una pistola o un gioco.

Ai volontari è stato chiesto di identificare l'oggetto in mano dei bambini e i dati raccolti hanno mostrato una rapidità maggiore nella capacità di categorizzare l'arma o il gioco dopo aver visto l'immagine con i bambini “neri”, inoltre, sempre relativamente a questi ultimi, i partecipanti hanno sbagliato più volte nell'identificazione dell'oggetto, considerato più spesso un'arma che un giocattolo.

Lo stesso esperimento è stato eseguito su un altro gruppo di partecipanti ai quali sono state mostrate però anche immagini di adulti, sia bianchi che neri. Anche in questo caso, i risultati hanno mostrato un maggior pregiudizio nei confronti degli afroamericani.

Un terzo esperimento ha inoltre rivelato che parole come “violento”, “pericoloso” e “ostile” venivano attribuite con più frequenza ai bambini “neri”.

È sorprendente come i luoghi comuni e le convinzioni sociali abbiano portato i partecipanti “bianchi” a riuscire a vedere negativamente addirittura un bambino di soli 5 anni.

Insomma, mentre la comunità scientifica si batte per eliminare il termine “Razza” dagli studi, poiché superfluo a livello biologico e inconsistente dal punto di vista scientifico (come spieghiamo in questo articolo), gli esseri umani nella vita quotidiana sembrano non essere ancora riusciti a superare i pregiudizi.

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