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Il Nilo ha almeno 30 milioni di anni: è sei volte più antico di quanto si credesse

Un team di ricerca internazionale guidato da scienziati italiani ha determinato che il Nilo ha almeno 30 milioni di anni, sei volte in più rispetto a quanto stimato in precedenza. I ricercatori sono giunti a questa conclusione studiando l’attività del mantello terrestre e analizzando le rocce vulcaniche raccolte sul campo.
A cura di Andrea Centini
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Nilo visto dallo spazio Credit: NASA
Nilo visto dallo spazio Credit: NASA

Il Nilo è molto più antico di quanto creduto in precedenza. Il lunghissimo fiume africano, che si snoda per circa 7mila chilometri attraversando diversi Paesi e il deserto del Sahara, ha infatti almeno 30 milioni di anni. Ciò significa che è sei volte più vecchio di quanto stimato in passato da molti ricercatori (sebbene altri ipotizzassero un'età geologica superiore). A determinare la veneranda età del "fiume sacro" per gli antichi egizi, vera e propria culla della civiltà umana, è stato un team di ricerca internazionale guidato da studiosi italiani dell'Università Roma 3 della Capitale, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Università del Texas di Austin, dell'Università della Florida di Miami, dell'Università Milano-Bicocca e dell'Università Ebraica di Gerusalemme.

Gli scienziati, coordinati dal professor Claudio Faccenna, docente presso il Laboratorio di tettonica sperimentale del Dipartimento di Scienze dell'ateneo romano, hanno calcolato l'età del Nilo analizzando il movimento del mantello terrestre sotto di esso nell'arco di milioni di anni. La sua attività, in parole semplici, è riuscita a deviare il corso del fiume da Ovest verso Nord. Analisi sulle rocce prelevate sul campo e modelli matematici hanno così permesso di stabilire un'età di almeno 30 milioni di anni. Nello specifico, la topografia del Nilo sarebbe stata modellata da una grande cellula di convenzione posta sotto la regione in cui il fiume scorre, che ha indotto “il sollevamento della Ethiopian–Yemen Dome e la subsidenza nel Mar Levante e nel nord dell'Egitto”, come indicato dagli studiosi nell'abstract dello studio. “Abbiamo ricostruito l'abbassamento e il sollevamento provocato dai movimenti del mantello terrestre in Africa settentrionale, in corrispondenza degli altopiani dell'Etiopia, e abbiamo scoperto che ha condizionato il deflusso delle acque del Nilo, deviandone il corso da Ovest verso Nord”, ha dichiarato all'ANSA il professor Faccenna.

In base alle misurazioni condotte dal team di ricerca, se il fiume non fosse stato plasmato dalla tettonica del mantello terrestre sarebbe finito “nell'Atlantico o verso il Golfo di Sirte, in Libia”, ha aggiunto lo studioso. Ciò, naturalmente, avrebbe avuto effetti notevoli anche sullo sviluppo e sull'evoluzione della civiltà umana; il Nilo, oltre che il Tigri e l'Eufrate della Mesopotamia, rendevano il terreno estremamente fertile grazie al prezioso limo rilasciato dopo le inondazioni, donando prosperità alle comunità che si insediavano nei pressi delle loro sponde e uno slancio formidabile a tutte le attività umane.

I modelli utilizzati per conoscere la storia geologica del Nilo, ancora da approfondire, saranno testati dagli autori della ricerca anche per altri grandi fiumi della Terra. I dettagli dello studio “Role of dynamic topography in sustaining the Nile River over 30 million years” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica specializzata Nature Geoscience.

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