Il modo migliore per ridurre il numero di fumatori è aumentare le tasse
Aumentare le tasse sulle sigarette ne riduce il consumo. A dirlo questa volta è uno studio condotto dal dottore Prabhat Jah, direttore del Centre for Global Health Research presso il St. Michael’s Hospital a Toronto. Lo studio è stato pubblicato sul periodico specialistico "New England Journal of Medicine" e conferma quello che è un assunto di per sé alquanto prevedibile, ovvero che aumentare il prezzo di un bene ne riduce gli esemplari venduti. Le sigarette, e in generale tutti i prodotti a base di tabacco, rientrano tra i beni la cui domanda è considerata "rigida", ovvero poco modificabile dal prezzo (in ragione di un rapporto di dipendenza tra consumatore e prodotto). Ciononostante, si realizza una contrazione immediata della domanda di consumo all'aumento del prezzo, ragion per cui, suggerisce il dott. Jah, "tasse più alte portano benefici alla salute sia in tempi brevi che lunghi".
Il tema risulta particolarmente attuale, dato che proprio in questi giorni si è discusso tanto in Italia se inserire nel Milleproroghe l'aumento della accise sull'importazione di tabacco (provvedimento poi sfumato). Nello studio si osserva che i paesi a reddito alto applicano tasse pari al 50-60% del prezzo al dettaglio, mentre, scendendo nella scala del reddito pro-capite, si riduce anche la tassazione al 30-40% (come riporta l'Aams, in Italia la tassazione supera il 75%). La relazione tra consumo e prezzo è presto stabilita, laddove si osserva che sono proprio i paesi a basso e medio reddito a far registrare consumi maggiori di tabacco e, conclude il dott. Jah: "La bassa tassazione sul tabacco è la ragione principale per cui le sigarette costano il 70% meno nei paesi a basso reddito rispetto a quelli a reddito alto". Secondo i dati dell'OMS le vittime del fumo sono 6 milioni ogni anno, di cui 600.000 per fumo passivo: un aumento della tassazione potrebbe dunque salvare milioni di vite, ha osservato ancora Jah.
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