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Covid 19

Il lockdown per Covid azzera i casi di morbillo in Italia: da aprile nessuna segnalazione

È quanto emerge dai dati del report nazionale di Sorveglianza integrata dell’ISS relativo al periodo gennaio-ottobre 2020: complessivamente, segnalati 101 casi di morbillo, tutti nei primi tre mesi dell’anno.
A cura di Valeria Aiello
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Nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 31 ottobre 2020, in Italia sono stati segnalati 101 casi di morbillo, tutti nel primo trimestre dell’anno (52 a gennaio, 42 a febbraio e 9 nel mese di marzo). È quanto emerge dai dati del report nazionale di Sorveglianza Integrata del Morbillo e della Rosolia, raccolti dal Reparto Epidemiologia, Biostatistica e Modelli Matematici del Dipartimento Malattie Infettive, Istituto Superiore di Sanità.

In particolare, a partire dal mese di aprile, non è stato segnalato alcun caso di morbillo, il che ha determinato un netto calo sia in termini di incidenza della patologia infettiva (3,3 casi per milione di abitanti nel periodo considerato) sia in termini assoluti (-1.503 casi rispetto all’analogo periodo dello scorso anno, quando le infezioni erano state 1.604). Un andamento che evidenzia in modo netto come le misure restrittive adottate per contrastare la diffusione del coronavirus Sars-Cov-2 siano risultate efficaci anche nel prevenire le infezioni legate ad altri patogeni, come confermato anche dai casi di rosolia segnalati, complessivamente 12 nell’intero periodo considerato, di cui 9 a gennaio e 3 a febbraio.

L’analisi dei dati evidenzia inoltre che i 101 casi di morbillo si sono verificati principalmente in tre Regioni, con il 76,5% (75 casi) segnalati in Puglia, Lazio ed Emilia-Romagna. Nel dettaglio, l’incidenza più elevata è stata riportata in Puglia, con un’incidenza di 12,8 casi per milione di abitanti e un totale di 43 casi (30 a gennaio, 9 a febbraio e 4 a marzo). Riguardo alla distribuzione per classe di età (mediana 33 anni, nel range tra 0 e 61 anni), il 52% dei casi si è verificato in persone di età compresa tra i 15 e i 39 anni. Tuttavia, evidenzia il report, l’incidenza più elevata si è registrata nella classe di età 0-4 anni (4,6 casi per milione di abitanti) e, nello specifico, sono stati segnalati 5 casi in bambini sotto l’anno di età (11,4 casi per milione di abitanti).

Quanto allo stato vaccinale, noto per 97 su 101 casi, è emerso che 90 persone (92,8%) non erano vaccinate al momento del contagio e che in 4 avevano effettuato una sola delle due dosi di vaccino previste. In 2 (2,1%) avevano invece ricevuto entrambe le dosi, mentre una sola persona non ricordava il numero di dosi. Il 25% dei pazienti (26 persone) ha riportato almeno una complicanza dovuta all’infezione e la più frequente è stata l’epatite/aumento delle transaminasi, seguita da cheratocongiuntivite. In 6 casi (5,9%) si è sviluppata una polmonite. Complessivamente, nel 56,4% dei casi si è reso necessario il ricovero in ospedale, con un ulteriore 16,8% che si è rivolto al Pronto Soccorso.

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