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Il futuro secondo il fisico Michio Kaku

Il celebre fisico immagina come la scienza cambierà radicalmente il nostro mondo e la nostra vita entro la fine del secolo.
A cura di Roberto Paura
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mantello_invisibilità

Michio Kaku è un fisico quantistico, tra i fondatori della teoria delle stringhe, e brillante divulgatore scientifico. Ma il suo ultimo libro, La fisica del futuro, non è tanto un saggio sulla fisica teorica, come i suoi precedenti best-seller divulgativi, quanto un volume sulle più promettenti ricadute pratiche della scienza. Kaku ha intervisto oltre 300 scienziati impegnati nella realizzazione di ricerche di frontiera nei campi dell’informatica, della medicina, della nanotecnologia, dell’esplorazione spaziale e dell’energia. Le prospettive che Kaku ci offre in questo libro sono, come sempre, esaltanti, e dimostrano come in molte università e centri di ricerca il confine tra scienza e fantascienza sia ormai indistinguibile.

Prospettiva da fantascienza

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È il caso, ad esempio, del mantello dell’invisibilità, una delle ultime frontiere della fisica. Ci stanno lavorando in tanti, anche con finanziamenti di persone interessate alle applicazioni pratiche – leggi, Difesa. Susumu Tachi della Keio University in Giappone, insieme alla sua équipe, ha già fatto importanti passi avanti per realizzare quello che fino a oggi appartiene solo alla fantasia dei romanzi di Harry Potter. Per realizzare un mantello dell’invisibilità bisogna catturare continuamente immagini attraverso due diverse telecamere orientate in modo opposto, intorno alla persona che indossa il “mantello”, e riprodurle su di esso di modo da mimetizzarlo nell’ambiente.

Navigare su Internet attraverso il battito delle ciglia. È ciò a cui stanno lavorando Babak A. Parviz e colleghi dell’Università di Washington, a Seattle: lenti a contatto con connessione a Internet integrata, tramite le quali diventerebbe presto possibile scaricare film, canzoni, siti web e altre informazioni grazie a un semplice battito delle ciglia, e visualizzare il tutto su un display LCD della grandezza di una lente a contatto. La tecnologia necessaria è ai primi stadi, sarà necessario trovare un modo per far sì che i pixel della luce s’imprimano direttamente sulla retina, così da far sì che l’immagine finale da visualizzare appaia davanti al nostro naso (sperando di evitarci un gran mal di testa).

Dai robot allo spazio

fisica_futuro

I robot del futuro non saranno antropomorfi come quelli che immaginavano gli scrittori di fantascienza, e nemmeno troppo intelligenti, ma sicuramente saranno più utili. Potranno cucinare il nostro piatto preferito, fare iniezioni e addirittura operazioni chirurgiche “personalizzate”. Dall’Università della Southern California, infatti, Wei-Min Shen ha inventato i robot poliformici: piccoli moduli, tipo mattoni Lego, che possono essere assemblati a seconda della necessità per realizzare compiti diversi. Basterà un foglio d’istruzioni più semplici di quello dell’Ikea per avere in ogni momento il robot giusto per i nostri bisogni: già oggi il robot “da Vinci”, sullo stesso modello di quello che avremo nelle nostre case, è impiegato in oltre 800 ospedali in Europa e in America per realizzare operazioni chirurgiche di precisione. Se invece la prospettiva di robot componibili vi inquieta, dal MIT arriva Kismet, un robot le cui espressioni facciali riflettono un’ampia gamma di emozioni in risposta a ciò che avviene intorno a lui. Kismet esprimerà felicità quando voi sarete felici, e proverà a consolarvi nelle brutte giornate. Decisamente un ottimo aiuto per gli anziani che vivono da soli.

Sul piano dell’impresa spaziale, le prospettive più eccitanti provengono dal turismo spaziale: nel 2015 alle grandi compagnie già attive si unirà la Boeing, che andrà ben oltre i semplici voli suborbitali fino a oggi offerti, mandando invece i suoi clienti fino ala Stazione Spaziale Internazionale. Dalla Rice University, invece, arriva il carbonio superesistente, tale da permettere di realizzare un cavo che dalla superficie terrestre giunga fino allo spazio. Un buon punto di partenza per l’ascensore spaziale, la fantascientifica soluzione all’invio di materiali in orbita facendo a meno di razzi e risparmiando vagonate di denaro ogni anno. Non a caso la NASA ha sovvenzionato il progetto con un finanziamento iniziale di 2 milioni di dollari.

Un futuro più confortevole

Nanorobot

La nostra salute trarrà enorme beneficio dalle innovazioni scientifiche. Il wc di casa analizzerà ogni giorno feci e urine per verificare con largo anticipo la presenza di anomalie, e potremo tenere in casa dispositivi per la risonanza magnetica, che non supereranno le dimensioni di un cellulare. Nei nostri vestiti potranno essere impiantati dei sensori pronti ad allertare il più vicino ospedale in caso di malessere o ferimento. Tutto ciò, unito a terapie mediche personalizzabili, permetterà di raddoppiare la speranza di vita in meno di un secolo.

E dalle puntate di Star Trek arriverà dritto dritto il replicatore, capace di riprodurre con una perfezione a livello molecolare qualsiasi cosa: del resto già oggi queste tecnologie sono disponibili anche se in una fase appena preliminare. È il caso delle stampanti 3-D che riescono a costruire oggetti in tre dimensioni utilizzando particolari materiali. In futuro sarà possibile sostituire questi materiali plasmabili in molecole ricombinabili a piacimento, per poter creare con la stessa facilità una sedia o un buon pollo arrosto. Mentre da Jurassic Park giunge l’idea di creare zoo per ospitare animali oggi estinti, qualcosa a cui del resto già alcuni stanno lavorando, per esempio per riportare in vita i Mammut, più recenti e meno pericolosi di un Tirannosauro. Ma nulla ci impedirà, in prospettiva, di riportare in vita gli uomini di Neanderthal. A quel punto solo i dubbi etici potranno frenarci dal mettere in pratica queste possibilità.

Luci e ombre del futuro

Certo, non è tutto rose e fiori. È molto probabile, spiega Michio Kaku, che il riscaldamento globale peggiori nei prossimi anni e provochi l’allagamento di diverse città costiere, mentre altre – come New York – saranno circondate da barriere per evitare l’avanzamento del mare, come già a Venezia. Ma buone notizie potrebbero venire dallo spazio: entro questo secolo potremmo scoprire segni dell’esistenza di vita intelligente nell’universo, e anche se non riuscissimo a entrare in contatto con queste civiltà, la prospettiva della loro esistenza resterebbe confortante.

Cosa pensare delle previsioni di Kaku? Molti commentatori hanno criticato Fisica del futuro, sostenendo che le teorie dell’eminente scienziato sembrano tirate fuori più da un film hollywoodiano che dal mondo rigoroso della ricerca scientifica. Certo, Kaku calca la mano sulla popolarizzazione della scienza, cercando di offrire chiavi di lettura alla portata di tutti, ben diversamente dalle complessità della fisica teorica con la quale si barcamena quotidianamente. Ma è anche vero che l’ottimismo è merce rara, ultimamente, e la scienza ha molto da farsi perdonare in termini di ricadute benefiche della ricerca: dalla bomba atomica al fallimento della lotta per la cura del cancro, non sempre gli scienziati sono andati incontro alle aspettative del grande pubblico. Offrire speranze costa poco, ma bisogna anche lavorare per realizzarle: e per farlo ci vogliono soldi, tempo e molta, molta pazienza.

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