Il fungo parassita “Viagra dell’Himalaya” è più costoso dell’oro e sta rischiando l’estinzione
Un preziosissimo fungo parassita (Ophiocordyceps sinensis) conosciuto con i nomi di "Oro dell'Himalaya" e "Viagra dell'Himalaya" sta seriamente rischiando l'estinzione a causa delle catture indiscriminate e dei cambiamenti climatici, con un potenziale effetto catastrofico sugli equilibri ecologici degli ecosistemi autoctoni. Ma non solo. Poiché migliaia di famiglie si sostengono con lo sfruttamento del fungo, la sua scomparsa produrrebbe effetti a catena drammatici sull'economia e sul benessere di tantissime persone. Basti pensare che il valore dell'Ophiocordyceps sinensis è sensibilmente superiore a quello dell'oro; nel 2017 a Pechino è stato venduto a ben 140mila dollari al chilogrammo.
Ma perché è così prezioso? La ragione risiede nel fatto che si tratta di un ingrediente “speciale” della medicina tradizionale asiatica, alla stregua di altre parti di rarissimi animali in via d'estinzione. L'Ophiocordyceps sinensis è considerato un potente afrodisiaco, in grado di trattare la disfunzione erettile ma anche gravi patologie come il cancro, problemi-muscolo scheletrici e dagli inizi del duemila anche il virus letale della SARS. Naturalmente non ci sono prove scientifiche al riguardo, ma essendo usato da secoli come rimedio naturale e avendo trovato nuova “linfa vitale” negli anni '90, si è rapidamente trasformato in uno status symbol che ha spinto migliaia di persone a raccoglierlo indiscriminatamente (spesso illegalmente) facendo schizzare alle stelle i prezzi. E non solo in Asia. A Las Vegas, ad esempio, una zuppa con questo fungo parassita viene venduta a circa 700 dollari.
I ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra della prestigiosa Università di Stanford e i colleghi dell'Università Statale del Colorado hanno voluto indagare sulla conservazione del fungo parassita, scoprendo che è pesantemente minacciato non solo dal sovrasfruttamento, ma anche dai cambiamenti climatici, che lo stanno spingendo a trasferirsi a quote sempre più elevate (soprattutto in Tibet, dove è più abbondante). Basti pensare che nel suo habitat negli ultimi 40 anni c'è stato un aumento delle temperature di 4° centigradi, con un impatto significativo sull'ecosistema.
Il fungo è un parassita dei bruchi delle falene della famiglia Hepialidae, nei quali si insinua e continua a crescere fino a uccidere la sfortunata vittima dall'interno. Quando il bruco muore il fungo germoglia dalla sua testa “come il corno di un unicorno”, ha spiegato il professor Eric Lambin che ha guidato la ricerca, ed è proprio in questa condizione che viene raccolto e venduto. Visto il prezzo stellare a cui viene venduto, le famiglie possono permettersi di raccogliere il fungo per uno o due mesi in primavera e sostenersi per un intero anno (in tanti si sono arricchiti moltissimo), tuttavia la produzione comincia a dare evidenti segnali di diminuzione, e se non si interverrà con misure ad hoc c'è il serio rischio che possa sparire del tutto. Anche a causa del fatto che si sta spostando sempre più in alto per sopravvivere; se i bruchi delle falene non riusciranno a "seguirlo" nella migrazione, a un certo punto si creerà una frattura ecologica irreparabile con un impatto catastrofico sulle catene alimentari. I dettagli sulla situazione dell'Ophiocordyceps sinensis sono stati pubblicati sulla rivista scientifica PNAS.