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Il Fertility day non è il Family day

Ecco come la comunicazione errata del Fertility day potrebbe farci perdere l’occasione di sensibilizzare i cittadini riguardo alla salute e ai problemi sociali legati alla procreazione e alla genitorialità.
A cura di Juanne Pili
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Forse non tutti sanno che in Italia esiste un Piano nazionale della fertilità: il 22 settembre si celebrerà il primo “Fertility Day”, la Giornata nazionale che ne esplicherà maggiormente le iniziative. Peccato che siamo partiti molto male.

Una comunicazione sbagliata. Lo stesso Premier invita la ministra Lorenzin a correggere il tiro. Esperti di marketing e comunicazione politica, come Domenico Delli Compagni, pur difendendo l'iniziativa hanno fatto notare le ingenuità della campagna promozionale. Sulle conseguenze di questi errori, offensive soprattutto per le donne, abbiamo già ampiamente trattato. Una comunicazione può essere sbagliata o sottendere particolari intenzioni politiche, questo è sacrosanto farlo notare, ma non c'entra niente con la divulgazione scientifica. Un set di coltelli può essere inteso in un certo modo se me lo presenta Mastrota, in un altro se lo fa il mostro di Firenze. Noi cercheremo di spiegarvi come è fatto oggettivamente questo set di coltelli. Sta al lettore farsi un'idea riguardo all'uso.

Il Fertility day nel Mondo.

Il documento della campagna è disponibile online sul sito del Governo. Quanti si sono interessati a leggerlo? La fertilità non è solo una questione politica in grado di evocarci tristi ricordi, bensì un tema importante a livello sanitario. Non interessa solo l'Italia. Esempi interessanti quelli della Danimarca e del Giappone – anche a livello di comunicazione – mentre problemi analoghi si sono riscontrati nei Fertility day della Gran Bretagna (2013) e degli Usa (2011). Se da un lato abbiamo i brillanti ed efficaci esempi della Danimarca e del Giappone (la festa del "fallo di ferro" sottende anche un coinvolgimento maschile, non relegando le donne a mera "macchina per figliare") dall'altro avevamo a disposizione da diversi anni gli errori degli anglosassoni; perché non siamo stati capaci di farne tesoro?

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Un giorno per pochi. Il Fertility day piuttosto che apparire come una festa per privilegiati che possono permettersi di figliare dovrebbe avere uno scopo nettamente contrario, stando a quanto riportato nel documento del Ministero della salute.

Per favorire le nascite sono necessarie, oltre a interventi a sostegno della genitorialità, anche politiche sanitarie ed educative per la tutela della fertilità in modo da migliorare le conoscenze dei cittadini, aumentare la consapevolezza e favorirne il cambiamento in senso salutare. In tale ottica, il “Fertility Day” si propone quale giornata dedicata alla salute sessuale e riproduttiva di donne e uomini, nonché di forte richiamo sul problema della denatalità, attraverso una serie di iniziative, informative e formative, rivolte alla popolazione e agli operatori sanitari.

Una questione medica e sociale.

Da un lato quindi abbiamo il proposito di attuare politiche a sostegno della genitorialità, favorire quindi le condizioni sociali al fine di combattere il calo di natalità, perché essere disoccupati e costretti a vivere coi genitori potrebbe scoraggiare non poco; dall'altro occorre informare sui servizi che la Medicina può offrire ai cittadini. Non solo per le donne, ma anche per gli uomini: certe cose si fanno in due, non si può proprio esistere con un solo corredo genetico. Questo ovviamente non esclude l'omogenitorialità a livello di adozioni, per quanto in Italia si fatichi ancora a legalizzare questa dimensione dell'essere genitori, su cui sussistono diversi falsi miti. Tra questi servizi inoltre è menzionata anche la fecondazione assistita, omologa ed eterologa.

Educare alla procreazione. Identificare i difetti nella riproduzione. Aiutare la procreazione, quando necessario, con percorsi di fecondazione omologa ed eterologa. La tutela della salute riproduttiva dovrebbe poter essere garantita dal Sistema Sanitario Nazionale a partire da interventi di educazione, percorsi per diagnosi e cura di possibili patologie nella riproduzione fino alla possibilità di poter accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Questa tavola rotonda prende in esame la sostenibilità di questo compito passando in rassegna il contributo dei vari attori valutando tutte le forze in campo educativo-sanitario e soppesando le risorse necessarie.

Teniamo la Politica da parte. Come già spiegato all'inizio si può discutere – ed è doveroso farlo – sul "come" e sui limiti politici e culturali e sulle reali intenzioni di chi ha studiato questa comunicazione, correlata da una grafica che gli addetti ai lavori hanno bocciato senza appello, al di là delle idee politiche. Tuttavia la fertilità è soprattutto una questione sanitaria. Prima che si cominciasse a prestarvi attenzione forse c'erano più nascite, ma anche più morti infantili e di parto. Favorire una migliore conoscenza di queste fasi importanti della vita, a livello di prevenzione medica, non è cosa di poco conto. Attenzione a non buttare via (è proprio il caso di dirlo) il bambino con l'acqua sporca.

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