Il disinfettante del futuro è al grafene
Il materiale delle meraviglie, quello che tra pochi anni potrebbe rivoluzionare del tutto le nostre vite, ha recentemente dimostrato, ai ricercatori della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dell'Istituto sistemi complessi del Consiglio nazionale delle ricerche (Isc-Cnr) di Roma, di essere in grado anche di funzionare, all'occorrenza, come innovativo disinfettante nell'ambito ospedaliero.
Grafene sotto forma di gel o liquido, o meglio l'ossido del nanomateriale costituito in carbonio, che può annientare batteri e funghi killer come lo Staphylococcus aureus e la Candida albicans: è il frutto di un lavoro che è stato presentato in occasione del sessantesimo convegno annuale della Società di Biofisica, tenutosi nel mese di marzo a Los Angeles.
Il gruppo di ricerca ha osservato gli effetti dell'ossido di grafene su tre batteri: lo Staphylococcus aureus e l'Enterococcus faecalis, che causano infezioni opportunistiche e nosocomiali, e l'Escherichia coli, che può provocare anche gravi intossicazioni alimentari. Con dei fogli di circa 200 nanometri immersi in soluzione acquosa sono riusciti ad eliminare circa il 90% dei primi due e la metà del terzo in appena un paio d'ore.
Anche concentrazioni bassissime si sono rivelate efficaci, grazie ad un meccanismo triplice che taglia le pareti dei batteri, uccidendoli, per poi intrappolarli come in un lenzuolo e, quindi, isolarli e soffocarli e, infine, alterando il metabolismo e impedendo che i batteri si moltiplichino. Con una percentuale analoga a quella dimostrata su Escherichia Coli, l'ossido di grafene si è dimostrato funzionante anche contro il fungo Candida albicans, all'origine di pericolose infezioni in ospedale.
Con costi contenuti, ed una molecola rispettosa dell'ambiente, il grafene si candida a diventare un disinfettante ospedaliero superiore agli agenti antibatterici attualmente in circolazione proprio grazie alla sua triplice azione. Con del grafene si potrebbe agire sugli strumenti medici e chirurgici, contribuendo a ridurre le infezioni legate agli interventi e a superare il problema spinoso della resistenza agli antibiotici.