Il coronavirus circola in Italia dall’estate 2019, secondo questo studio
Il primo caso ufficiale di COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2, risale al 17 novembre del 2019, dunque esattamente a un anno fa. Si trattava di un cinquantacinquenne della provincia di Hubei dove si trova Wuhan, la metropoli cinese da cui è partita la pandemia che ha messo in ginocchio il mondo intero. La diagnosi fu fatta a posteriori, dato che solo settimane dopo fu identificato con tutti i crismi il nuovo patogeno. Alla luce di questo dato, corroborato anche dalle indagine genomiche sul SARS-CoV-2 che fanno risalire il salto di specie all'uomo (spillover) in Cina nell'autunno del 2019, i risultati di un nuovo studio italiano sono sconcertanti: il virus, secondo i risultati della ricerca, circolerebbe nel nostro Paese sin dall'estate dello scorso anno. Com'è possibile?
A determinare la precoce circolazione del SARS-CoV-2 in Italia è stato un team di ricerca guidato da scienziati della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Siena, della società VisMederi Srl, dell'EPIGET – Laboratorio di Epidemiologia, Epigenetica e Tossicologia dell'Università degli Studi di Milano e il Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell'Università di Parma. Gli scienziati, coordinati dal professor Giovanni Apollone, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto i cosiddetti “test sierologici” (la caccia agli anticorpi) sul sangue di pazienti coinvolti nello studio SMILE, uno screening dedicato a fumatori ed ex fumatori con età superiore ai 50 anni per la diagnosi precoce del tumore al polmone.
Nello specifico, l'indagine guidata da Apollone e colleghi ha coinvolto i campioni di sangue di un migliaio di pazienti provenienti da 13 regioni, che hanno partecipato allo SMILE tra settembre 2019 e marzo di quest'anno. Quando sottoposti al test per cercare le immunoglobuline IgM (anticorpi recenti) ed IgG (anticorpi neutralizzanti), la positività al coronavirus SARS-CoV-2 è stata rilevata in 111 di essi. Incredibilmente, per alcuni la sieropositività è stata rilevata in ottobre. Ciò starebbe a significare che il patogeno circolasse nel nostro Paese già dall'estate, potenzialmente anche sin da luglio. I dati dello studio “Unexpected detection of SARS-CoV-2 antibodies in the prepandemic period in Italy” pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Tumori Journal saranno discussi in un evento ad hoc che si terrà giovedì 19 novembre, e la speranza è che vengano diffusi altri dettagli rispetto al paper, già criticato da alcuni esperti.
Tra i principali detrattori figura il professor Froncois Balloux, direttore presso il Genetics Institute e docente di Computational Systems Biology presso lo University College di Londra. In una serie di “cinguettii” lo scienziato ha sottolineato che “il documento non è convincente. I metodi sono spiegati male e non è fornito alcun controllo negativo o positivo”. Secondo il luminare i colleghi italiani potrebbero aver “rilevato una reattività crociata con due HCoV endemici del ‘raffreddore comune‘ (OC43 e HKU1), che hanno un'omologia abbastanza elevata in alcune regioni della proteina spike”. In parole semplici, avrebbero preso un granchio, “tuttavia, è difficile esserne sicuri date le prove limitate fornite nel documento”, ha ribadito Balloux.
La diffusione del virus in Italia in estate risulta incompatibile con i dati genomici, ha aggiunto lo studioso, sottolineando che tutte le prove indicano un'origine in Cina tra ottobre e novembre del 2019, e solo successivamente il coronavirus si sarebbe diffuso in Europa, a partire dall'Italia, il primo Paese del Vecchio Continente a essere investito dalla pandemia. Tutti noi ricordiamo le giornate convulse di febbraio, con i primi contagi locali, le prime vittime e il turbinio di eventi che ci hanno condotto al lockdown e a un cambio radicale delle nostre vite.