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Covid 19

Il colesterolo alto aumenta di sette volte il rischio di infarto nei pazienti Covid

Lo indica un’analisi pubblicata sul Journal of Preventive Cardiology dalla Fondazione FH che ha stimato il maggior rischio di infarto nei pazienti che soffrono di condizioni preesistenti, come l’ipercolesterolemia familiare e patologie cardiovascolari.
A cura di Valeria Aiello
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Con l’evoluzione della pandemia, alcune condizioni di salute sono state associate a una più alta probabilità di complicazioni da Covid-19, in particolare correlate a patologie cardiovascolari e ipercolesterolemia che possono aumentare significativamente la gravità dell’infezione. Un nuovo studio pubblicato sull’American Journal of Preventive Cardiology ha fatto il punto sui tassi di infarto tra chi soffre di queste condizioni, fornendo una stima del maggior rischio di eventi cardiovascolari nei pazienti con Covid-19.

In particolare, l’analisi ha evidenziato come l’aumentata concentrazione di colesterolo LDL nel sangue causata da un difetto genetico ereditario, noto come ipercolesterolemia familiare ((Familial Hypercholesterolemia, FH), determini un rischio di infarto sette volte più alto nei pazienti Covid-19. L’indagine, condotta dalla Fondazione FH sulla base dei dati clinici di oltre 55 milioni di persone, ha inoltre registrato un aumento dei tassi di infarto nelle persone con malattia cardiovascolare aterosclerotica.

Nel complesso, i dati sono stati elaborati in modo da distinguere sei diversi gruppi di pazienti – con diagnosi di ipercolesterolemia familiare, sospetta ipercolesterolemia familiare e malattia cardiovascolare, con e senza diagnosi di Covid-19 – e per ogni gruppo sono state calcolate le diverse frequenze di infarto. “I dati hanno sottolineato l’importanza di capire se le persone hanno malattie cardiovascolari sottostanti o colesterolo alto dovuto a FH quando si tratta l’infezione da coronavirus o si prende in considerazione la vaccinazione” ha affermato Kelly Myers, autrice principale dello studio e chief technology officer della Fondazione FH, indicando che i soggetti con sospetta ipercolesterolemia e malattia cardiovascolare preesistente che hanno contratto l’infezione da coronavirus hanno sperimentato un tasso annuo sette volte più alto di infarto rispetto ai pazienti con le stesse caratteristiche ma che non hanno avuto la Covid-19.

Visto che queste persone non hanno ancora ricevuto una diagnosi di ipercolesterolemia familiare, è possibile che in caso di infezione da coronavirus non ricevano alcun trattamento ipolipemizzante, il che potrebbe esporli a un rischio significativamente più elevato – ha aggiunto Mary McGowan, co-autrice dello studio e direttore medico della Fondazione FH – . Pertanto, questo studio è un invito all’azione, affinché questa condizione genetica venga diagnosticata e, nell’ambito dell’infezione da coronavirus, vengano prese le relative precauzioni”.

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