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“Il colera non esiste”: dal 1800 alla pandemia di Covid il negazionismo non è mai cambiato

Il rigetto della realtà non è soltanto la rimozione dell’evidenza scientifica ma, come oggi come allora, un fenomeno su cui si innestano teorie complottiste e le narrazioni più disparate, come le punizioni divine per chi viola la morale e le fantomatiche tecniche per controllare l’umanità.
A cura di Valeria Aiello
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Una giovane donna di Vienna morta di colera, raffigurata sana e quattro ore prima della morte / Credit: Wellcome Collection
Una giovane donna di Vienna morta di colera, raffigurata sana e quattro ore prima della morte / Credit: Wellcome Collection

Paralleli inquietanti, che vanno ben oltre il periodo in cui con il termine negazionismo si indicavano le correnti antistoriche volte a smentire l’esistenza dei crimini commessi dal nazismo, lasciando emergere come alcune delle pagine più terribili della storia umana non siano bastate a evitare il ritorno di teorie antiscientifiche e distorsioni cognitive. Mettere in dubbio l’esistenza delle malattie, come sta accadendo con la pandemia di Covid, è infatti un fenomeno per nulla recente e che troppo spesso va di pari passo con altre posizioni, come quelle complottiste, in un sconcertante sodalizio di teorie che, direbbero i latini, abbonda come il riso sulla bocca degli stolti.

Sta di fatto, però, che negare l’esistenza delle infezioni è qualcosa che non si limita alle sole voci di stupidi o ignoranti. Anzi, anche le descrizioni storiche del colera riportano di politici e uomini d’affari che attribuivano l’epidemia scoppiata agli inizi dell’800 in Inghilterra a “disturbi intestinali comuni”, un po’ come oggi c’è chi parla di semplice influenza, argomentando il tutto con tesi tornate di gran moda, come quelle secondo cui i decessi non erano superiori al numero di morti che si sarebbero normalmente registrati a quel tempo. Tra la gente comune, invece, non mancava neppure chi ipotizzava una montatura da parte dei potenti piuttosto che una sorta di organizzazione per permettere per controllare la popolazione.

Particolarmente interessanti, a tal proposito, alcuni passaggi del libro Death, Dissection and the Destitute di Ruth Richardson. “Ci furono rivolte e disordini associati al colera in molte delle principali città e paesi durante la primavera e l’estate del 1832. Nei primi disordini, i poveri dubitavano dell’esistenza della malattia, credendo che fosse un’invenzione dell’immaginazione delle autorità – progettata per consentire la coercizione dei poveri negli ospedali per l’uso in esperimenti di vivisezione, per la dissezione dopo la morte, o per tenere a freno la popolazione”.

D’altra parte, le autorità dell’epoca (o almeno l’Oxford Board of Health) scaricavano la colpa sulle persone piuttosto che sulle azioni del Governo, considerando il colera non come un’entità biologica ma come una punizione per chi violava la morale. “Per tutti gli ubriaconi e festaioli, per gli sconsiderati e gli imprudenti di entrambi i sessi… – si legge un altro passaggio libro – . Ora viene detto per la terza volta che la Morte e l’ubriachezza vanno di pari passo… La Morte colpisce con le sue frecce più sicure e veloci i licenziosi e gli intemperanti”. Parole terrificanti che, a distanza di secoli, non suonano troppo lontane da quelle di un certo patriarca ortodosso Filaret, che lo scorso marzo accusò gli omosessuali di essere la causa della pandemia di Covid, parlando di “una punizione di Dio per i matrimoni tra persone dello stesso sesso”.

Diversamente da allora, quando passarono molti anni prima che fosse chiarito che la malattia veniva trasmessa attraverso l’acqua – fu il medico inglese John Snow nel 1854 a dimostrare che un pozzo contaminato era stato la causa di 500 morti in dieci giorni e, nello stesso anno, fu poi l’anatomista italiano Filippo Pacini a identificare per la prima volta il vibrione responsabile della malattia – , il coronavirus Sars-Cov-2 è stato identificato e sequenziato nel giro di poche settimane dal primo caso registrato nella provincia cinese dell’Hubei. Nonostante ciò, oggi come allora, le teorie negazioniste persistono, alimentate da fantomatici complotti ideati dai poteri forti per controllare l’umanità con il vaccino.

Un rigetto totale verso la realtà che non è soltanto la rimozione dell’evidenza scientifica ma che, sull’onda della grande diffusione dei social network, ha innescato le narrazioni più disparate, alla ricerca di prove alternative che confermino teorie paradossali e, per qualche ragione, considerate legittime non appena condivise. Qualcosa di molto più oscuro delle pagine più nere della storia, un vortice che ha forse trovato spiegazioni neurobiologiche, già pronte – c’è da scommetterci – ad essere confutate da tesi bislacche e nuove paranoiche argomentazioni.

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