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Il cancro è una malattia antichissima: straordinaria scoperta in Sicilia lo dimostra

I resti di un uomo risalenti ad un periodo compreso tra i 420 e il 540 d.C. dimostrano che i tumori esistevano già in antichità e quindi non sarebbero il frutto dell’era moderna. Lo studio dell’Università di Catania racconta la presenza di un tumore molto raro anche ai giorni nostri, l’osteoma osteoide: ecco cosa c’è da sapere.
A cura di Zeina Ayache
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Il cancro è una malattia antichissima e a dimostrato sono i resti di un individuo vissuto tra il 420 e il 540 d.C. e trovati in Sicilia, negli scavi archeologici nel territorio di Fiumefreddo (CT), in contrada Pianotta di Calatabiano, nello specifico nella necropoli di tipo monumentale di epoca romana tardo imperiale (sec. II-III d.C.). Ma vediamo di cosa si tratta.

Una scoperta rivoluzionaria. I ricercatori stavano studiando la necropoli monumentale quando hanno trovato otto tombe costruite con diverse tecniche, nella settima c'era anche un uomo, sui 35-40 anni, e analizzando il suo cranio, sul quale era presente un'alterazione all'interno del seno frontale destro, è stato possibile identificare la presenta di osteoma osteoide, una forma di tumore benigno delle ossa che non era mai stato rilevato in antichità e che, ancora oggi, è da considerarsi molto raro.

I dettagli della scoperta. La principale autrice dello studio, Elena Varotto, spiega che “l’analisi paleopatologica delle ricche collezioni bioarcheologiche siciliane darà un impulso fondamentale alla conoscenza delle malattie nel passato, spiegandone la loro evoluzione” inoltre quanto scoperto ci aiuta a capire che il cancro non è una malattia moderna, ma ha orgini antichissime.

Una ricerca internazionale. La straordinaria scoperta è stata possibile grazie alla collaborazione di diversi esperti, quali Elena Varotto, bioarcheologa e antropologa forense (UniCT), Francesco Maria Galassi, medico e paleopatologo (Flinders University), Edoardo Tortorici, archeologo (UniCT), Maria Teresa Magro, archeologa (Soprintendenza BBCC, CT), Rodolfo Brancato, archeologo (UniCT), Lorenzo Memeo, anatomopatologo (IOM, Istituto Oncologico del Mediterraneo), Carmine Lubritto, fisico e responsabile del laboratorio di spettrometria di massa isotopica (Università della Campania Luigi Vanvitelli), con l’ausilio dell’equipe di Radiologia della Casa di cura Santa Lucia (SR). I ricercatori italiani hanno presentato il risultato della loro ricerca “A unique case of multiple frontal sinus osteoma from late Roman Sicily (Catania, 5th-6th century AD): Morphological, radiological and histological assessment” in occasione dello scorso European Meeting Of the Paleopathology Association di Zababria.

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