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Il calamaro gigante ripreso negli abissi del Pacifico

Una creatura quasi mitologica ripresa dagli obiettivi degli esploratori dell’emittente giapponese NHK e Discovery Channel in delle immagini che echeggiano i racconti su mostri marini leggendari.
A cura di Nadia Vitali
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il calamaro gigante ripreso negli abissi del pacifico

Per gli esploratori e gli amanti degli abissi marini era una sorta di Moby Dick dei tempi moderni: inseguito affannosamente ma sempre troppo schivo, pronto a nascondersi nelle immensità ignote degli Oceani. Poi, finalmente, lo scorso luglio, il calamaro gigante si è offerto involontariamente alle telecamere dell’emittente giapponese NHK e di Discovery Channel: argenteo e bellissimo, ha fatto la propria apparizione a circa 630 metri di profondità, dinanzi agli occhi estasiati di un gruppo guidato dal ricercatore del Japan's National Science Museum Tsunemi Kubodera, che si trovava a bordo di un sommergibile. All'interno del sottomarino, il piccolo equipaggio ha seguito la misteriosa creatura nella sua discesa verso il fondo del mare fino a 900 metri, prima che scomparisse nuovamente nell'oscurità.

Non si tratta, in verità, del più grande di cui si abbia notizia ma, per la precisione, del più grande mai avvistato in libertà, vivo, nel proprio habitat naturale: anni addietro, infatti, un altro cefalopode dalle ragguardevoli dimensioni di 18 metri venne rinvenuto arenato su una spiaggia. Questo calamaro gigante, invece, raggiungerebbe la lunghezza di circa otto metri, con un corpo di tre metri e dei lunghi tentacoli dai quali, tuttavia, mancherebbero i due principali (il calamaro sarebbe dunque dotato “soltanto” di otto braccia) per ragioni che gli esperti al momento ignorano: forse quel che resta di un combattimento contro un suo pari? I bagliori del calamaro sono stati catturati nell'Oceano Pacifico, al largo delle isole Ogasawara, distanti circa 1000 chilometri da Tokyo.

calamaro

Tsunemi Kubodera aveva già filmato nel 2006 un calamaro gigante ma dall'alto di un'imbarcazione e solo quando la creatura era stata arpionata e trascinata sulla superficie dell’acqua: è egli il "Capitano Achab" sulle tracce del gigante marino, egli che ha spiegato con quanta pazienza si è dedicato a lunghe attese silenziose e buie, dal momento che il calamaro, se avvista luci o ode rumori, molto difficilmente si avvicinerà. Non a caso, immersi nella più totale oscurità, gli uomini di Kubodera hanno fatto ricorso ad una luce infrarossa non percepibile neanche dall'occhio umano per aspettare il cefalopode: alla fine, la spedizione è stata un trionfo, come dimostrano le immagini rubate dal fondo del mare.

 Nei mari e nel mito

Benché abbia un nome scientifico (esistono diverse specie di calamaro gigante, tutte rientranti nel genere Architeuthis) e delle precise caratteristiche anatomiche già descritte dagli studiosi, il calamaro gigante è sempre stata una creatura semi-leggendaria, la cui elusività, unita alla straordinaria mole che può raggiungere nel suo ambiente marino, ha alimentato un mito che ha origine antichissime e che si è sviluppato, soprattutto, durante il XVIII ed il XIX secolo. Consacrato dalla mitologia nordica nel mostro marino tentacolato chiamato Kraken, lo stesso contro il quale dovette vedersela il Capitano Nemo, veniva additato da marinai e pescatori come uno dei maggiori pericoli per i naviganti, capace addirittura di distruggere ed affondare imbarcazioni.

kraken

Tra il settecento e l'ottocento si moltiplicarono gli avvistamenti di Kraken, contribuendo a rendere ancora più celebre il misterioso animale degli abissi: probabilmente furono gli stessi resoconti di incontri ravvicinati con i calamari giganti che incrementarono il timore del "mostro" che, normalmente, veniva rappresentato come una sorta di immensa piovra con dei tentacoli tanto lunghi e possenti da essere in grado di avvolgere una nave intera. Gli sporadici spiaggiamenti di questi immensi cefalopodi fecero il resto, aiutando però al contempo gli studiosi a conoscere l'anatomia di tali animali. Poi il tempo delle leggende marine finì e i calamari giganti smisero di far paura, destando tuttavia ancora molta curiosità: fino agli avvistamenti degli ultimi anni, e al più recente ed affascinante realizzato da Tsunemi Kubodera, che ci mostra la "temibile creatura" come un gigante piuttosto spaventato dagli uomini e desideroso, soltanto, della propria quiete in libertà.

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