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Il buco dell’ozono si sta riducendo, ma continua a crescere l’effetto serra

Nel 1987 i governi decisero di ridurre la produzione dei gas all’origine del buco dell’ozono. A distanza di decenni si registrano primi risultati statisticamente significativi. Sarebbe il caso, osserva Michel Jarrau (Omm), di impegnarsi anche contro l’effetto serra.
A cura di Redazione Scienze
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Nel 2007 il più grande buco dell'ozono sull'Antartico (Foto Nasa).
Nel 2007 il più grande buco dell'ozono sull'Antartico (Foto Nasa).

Si tratta del primo aumento statisticamente significativo dello strato di ozono e dimostra non solo che la "cura" funziona, ma anche che il "paziente", quando vuole guarire, può. Nello studio annuale del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) e dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) si dimostra il lento ma progressivo ridimensionamento del buco dell'ozono dal 2000 al 2013. Un progresso che ha fatto crescere la fascia di ozono nelle latitudini chiave medio-settentrionali del 4%, un valore che al momento può essere definito "incoraggiante", ma che è ben lungi da quello che era negli anni Ottanta.

Il punto, però, è anche un altro. Il ridimensionamento della falla nell'ozonosfera è il risultato della volontà dei governi nazionali che, con il Protocollo di Montreal del 1987, decisero di ridurre progressivamente l'emissione dei gas CFC (cloro-fluorocarburi). Sono loro, infatti, i responsabili dell'assottigliamento dello strato di ozono e, nonostante siano stati scoperti nuovi CFC di produzione umana e non sempre si conosca l'origine delle residue emissioni di questi gas, la loro riduzione ha prodotto gli effetti sperati. Michel Jarrau, segretario generale di Omm ha osservato che "l'azione internazionale sull’ozono è un grande successo ambientale. Lo stesso livello di urgenza e di unità dovrebbe essere usato per affrontare l'enorme sfida del riscaldamento climatico".

L'effetto serra, infatti, non è mai stato così alto e a dirlo, in settimana, è stata la stessa Omm. Mentre la produzione di CFC sono diminuiti, quella di CO2 e metano è aumentata. La consapevolezza di poter arrestare fenomeni di alterazione ambientale non sia dunque causa di eccessivo conforto, perché il riscaldamento globale che consegue all'effetto serra potrebbe raggiungere anche il punto di non ritorno. A proposito del record raggiunto dai gas serra Jarrau aveva avvertito che "il tempo sta per scadere".

Circa il buco dell'ozono, invece, bisogna proseguire lungo la strada imboccata nel 1987 a Montreal, perché anche qui, come per l'effetto serra, è questione di vita o di morte: l'assottigliamento della fascia di ozono causa cataratte e tumori. Achim Steiner, direttore generale dell'Unep ha osservato che rigenerare l'ozonosfera "entro il 2030 avrà impedito due milioni di casi di cancro alla pelle, evitato danni al sistema immunitario e problemi agli occhi, protetto la fauna e l’agricoltura".

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