Iceberg colossale sta per staccarsi dal Polo Sud: rischio “Titanic” per le navi in transito
Monitorato da mesi dagli scienziati, l'iceberg della piattaforma Larsen C in Antartide è sempre più vicino al distacco, come suggeriscono le nuove rilevazioni satellitari. Rispetto al mese di gennaio, la profondissima spaccatura che lo sta per ‘strappare' alla massa continentale ha raggiunto i 200 chilometri di lunghezza, e ne restano soltanto cinque prima che arrivi all'oceano e permetta alla colossale massa di ghiaccio di liberarsi, con esiti assolutamente imprevedibili.
Grazie al monitoraggio effettuato dalla coppia di satelliti radar Sentinel-1, in forze alla missione Copernicus dell'Unione Europea, nei mesi scorsi è stato determinato che l'iceberg occupa un'area di ben 6mila chilometri quadrati, più o meno quanto la Liguria. Con gli ultimi rilievi, effettuati attraverso gli ‘occhi' del satellite CryoSat dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA), gli scienziati hanno potuto calcolare che l'iceberg si eleva dal livello dell'oceano per 190 metri, inoltre porta in dote una massa di ghiaccio di 1.155 chilometri cubici. “Abbiamo anche stimato che la profondità sotto il livello del mare potrebbe essere di ben 210 metri”, ha sottolineato il dottor Noel Gourmelen dell'Università di Edimburgo (Scozia), che sta coordinando la squadra di monitoraggio.
Gli iceberg non sono certo una novità nei mari che circondano l'Antartide, ma quello in procinto di staccarsi è uno dei più grandi mai osservati e potrebbe rappresentare un serio pericolo per il traffico marittimo. In particolar modo per le navi in transito nel canale di Drake, un passaggio tra capo Horn, il punto più a sud dell'America Meridionale, e le isole Shetland del continente antartico. Gli scienziati non sanno esattamente quando avverrà il distacco e soprattutto in quali modalità. L'iceberg potrebbe infatti ridursi in frammenti più piccoli, più difficili da monitorare, o spostarsi come un'immensa chiatta galleggiante verso nord. Nel frattempo continueranno a monitorare l'evoluzione della frattura sfruttando diversi dispositivi satellitari, compresa la costellazione COSMO-SkyMed dell’ASI, l'Agenzia Spaziale Italiana.