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I videogame riducono la massa cerebrale? Gli studi sono ancora controversi

Un recente studio canadese dimostrerebbe che certi videogiochi danneggerebbero l’area cerebrale che ospita l’ippocampo, con annessi danni nel senso dell’orientamento. Non di meno, sono tanti i dubbi sollevati dagli esperti.
A cura di Juanne Pili
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Gli studi riguardanti i videogiochi sono ancora molto vari e controversi, alcuni di questi attestano un miglioramento nello sviluppo di certe abilità nei giocatori più assidui, ma c'è anche chi li mette sotto il mirino e vorrebbe vietarli, un po' come succedeva in passato coi fumetti. Uno studio canadese pubblicato di recente avrebbe dimostrato che riducono la massa cerebrale vicino all'ippocampo del 2%. Cerchiamo di capirne meglio il contesto.

Cosa dice lo studio?

La ricerca condotta in Canada in due università è stato pubblicato su Nature. Il focus si è concentrato nell'ippocampo. Quest'area è fondamentale secondo gli autori per una sana cognizione, i risultati dello studio mostrerebbero che i giocatori dei videogame d'azione hanno una riduzione della materia grigia all'interno dell'ippocampo. I giochi incriminati sono soprattutto gli Fps (spara-tutto in prima persona). In un gruppo di controllo i partecipanti hanno giocato dei titoli Nintendo aventi modalità che stimolavano meglio le strategie spaziali dipendenti dall'ippocampo, si tratta di giochi meno immersivi, come Super Mario. In questo gruppo è stata riscontrata una maggiore quantità di materia grigia nell'ippocampo dopo l'esperimento. Un terzo studio ha ripetuto i risultati. La strategia di navigazione sarebbe la chiave di un incremento o decremento dell'area interessata.

Anamnesi telefonica

Le reazioni allo studio sono molto controverse. Vengono presentati diversi dubbi non tanto sull'attendibilità – essendo eseguito secondo tutti i crismi – quanto sui suoi limiti e sui possibili bias. Prendiamo ad esempio l'anamnesi eseguita sui candidati all'esperimento. Si tratta di studenti raggiunti telefonicamente, sottoposti ad un ampio questionario dove si chiedevano loro informazioni sulla vista, eventuali malattie del movimento, la storia medica, precedenti malattie cardiovascolari, disturbi neurologici, attuali condizioni mediche, disturbi psichiatrici, abuso di sostanze, che uso facessero di eventuali medicinali generici e la storia medica familiare. Nello studio non è molto chiaro in che modo tutti questi dati sono stati poi verificati. Anche se i candidati non fossero stati al corrente durante la telefonata della natura dello studio, come facciamo a considerare le loro dichiarazioni certe in ogni punto?

Assenza di traumi

Effettivamente stupisce l'assenza di traumi nei partecipanti sottoposti ad un totale di 90 ore di gioco, durante le quali chi ha utilizzato degli Fps avrebbe subito una riduzione pari al 2% della massa cerebrale attorno all'ippocampo. Come si spiega? Se lo chiede anche Massimo Tabaton docente di neurologia all’Università di Genova.  Un altro aspetto interessante riguarda la modalità di gioco – sempre singolo – non avendo la possibilità di interagire online. Questo tipo di giochi, aventi ampie mappe riprodotte in 3D in maniera molto realistica, come Gta, non sono utilizzati quasi mai in maniera assidua in singolo. Curiosa anche l'area scelta come bersaglio:

L’ippocampo è la zona del cervello dove viene conservata la memoria dello spazio ed è la prima ad essere attaccata da malattie degenerative come l’Alzheimer… Ma non è nell’ippocampo che risiede il senso di orientamento vero e proprio.

Se uniamo questo all'assenza di traumi viene naturale chiedersi se per caso ci siano falle nella raccolta dei dati, o in quelli raccolti mediante il questionario telefonico. Un'altra cosa che manca nello studio e che potrebbe aiutare a risolvere questi dubbi è l'inversione dei giochi: sottoponendo quelli che hanno sperimentato i giochi della Nintendo agli Fps e viceversa.

Presunti conflitti d'interesse o bias

In questo esperimento mancano riscontri con altri giochi, quali Civilization o SimCity, aventi una particolare stilizzazione delle ambientazioni e diversi stimoli al nostro senso dell’orientamento. Il fatto che i giochi "buoni" siano titoli della Nintendo spiega come mai ad un certo punto nello studio gli autori dichiarano di non avere conflitti di interesse, effettivamente la ricerca è stata interamente finanziata dalle università, ma questo non esclude eventuali bias di conferma. Il responsabile della ricerca Gregory West ha attribuito effetti simili nell’uso del Gps, nonostante non esistano studi che lo facciano pensare. Secondo lui questa tecnologia ci farebbe smettere di pensare. Tesi condivisibile e suggestiva, per quanto poco scientifica; fa pensare a dei pregiudizi, non proprio ideali se si vuole condurre una ricerca su presunti danni nel senso dell'orientamento di chi usa videogame.

Urgono nuove ricerche

I risultati dello studio non vanno comunque ignorati, Gregory West ha sicuramente ragione a farlo notare, l'unico problema è che non possono essere considerati esaustivi, né dimostrano reali effetti nocivi correlati all'area presa come bersaglio, altrimenti si sarebbero registrati traumi correlati – nel senso dell'orientamento degli analizzati per esempio – cosa che non è al momento avvenuto.

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