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Covid 19

I vaccini proteggono contro la Covid grave anche se gli anticorpi calano nel tempo

Analizzando la relazione tra i livelli di neutralizzazione anticorpale in vitro contro il coronavirus SARS-CoV-2 e la protezione dalla COVID-19 di sette vaccini e in pazienti convalescenti, un team di ricerca multidisciplinare australiano ha determinato che la protezione dalla forma grave dura molto più a lungo rispetto all’infezione lieve.
A cura di Andrea Centini
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Uno dei dati più significativi nella gestione della pandemia di COVID-19 è la durata dell'immunità innescata sia dai vaccini che dalle infezioni naturali provocate dal coronavirus SARS-CoV-2. Per quanto concerne i vaccini anti Covid, l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) sottolinea che tale durata non può essere ancora definita con certezza a causa del breve periodo di osservazione, tuttavia, sulla base delle conoscenze legate ad altri coronavirus, si ritiene “che la protezione dovrebbe essere di almeno 9 – 12 mesi”. Non a caso già si inizia a parlare di terze dosi per il prossimo autunno e di richiami annuali non dissimili da quelli che si fanno contro i virus influenzali. Ora un nuovo studio ha determinato che i livelli di anticorpi neutralizzanti (IgG) che si sviluppano nella fase precoce della risposta immunitaria possono predire quanto sarà efficace il vaccino e dunque la durata della protezione. Il dato più significativo risiede nel fatto che sebbene i livelli di anticorpi in grado di proteggere dall'infezione lieve iniziano a scemare nel giro di alcuni mesi dopo l'inoculazione, lo scudo verso la forma grave della COVID-19 dovrebbe essere molto più duratura.

A determinare che la risposta immunitaria precoce è predittiva dell'efficacia dei vaccini è stato un team di ricerca multidisciplinare australiano guidato da scienziati del Nuovo Galles del Sud di Sydney, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Facoltà di Medicina e Salute dell'Università di Sydney e del Peter Doherty Institute for Infection and Immunity di Melbourne. I ricercatori, coordinati dal professor Miles P. Davenport, docente presso il Kirby Institute dell'ateneo del Nuovo Galles del Sud, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato la relazione tra i livelli di neutralizzazione anticorpale in vitro e la protezione dalla COVID-19 offerta da sette differenti vaccini anti Covid e in coorti di pazienti convalescenti. Alla realizzazione del modello predittivo hanno partecipato matematici, virologi, esperti di clinica e altri ricercatori.

Dall'indagine è emerso che il livello di neutralizzazione necessario per proteggersi dall'infezione grave è significativamente inferiore (di sei volte) rispetto a quello necessario per difendersi dall'infezione lieve, rilevabile dal tampone molecolare. Ciò significa che se lo scudo immunitario verso la forma lieve della COVID-19 tende a calare in un lasso di tempo relativamente breve, la protezione contro il ricovero in ospedale e il decesso risulterebbe decisamente più consistente. “La vaccinazione funziona molto bene per prevenire sia i sintomi che la malattia grave a breve e medio termine, ma si prevede che l'efficacia diminuirà nei primi mesi per la maggior parte di questi vaccini”, ha dichiarato in comunicato stampa il dottor David Khoury, ricercatore del Kirby Institute e coautore dello studio. “Tuttavia – aggiunge l'esperto – è molto importante capire la differenza tra l'immunità contro le infezioni e la protezione dallo sviluppo di malattie gravi. Il nostro studio ha rilevato che è necessario un livello di anticorpi 6 volte inferiore per proteggersi dalle malattie gravi. Quindi, anche se la nostra analisi prevede che inizieremo a perdere l'immunità alle infezioni lievi nel primo anno dopo la vaccinazione, la protezione dalle infezioni gravi dovrebbe durare più a lungo”.

Grazie alla scoperta di questa correlazione tra risposta anticorpale precoce e durata dell'immunità, gli autori dello studio suggeriscono che in questo modo sarà anche più semplice determinare quali saranno i nuovi vaccini anti Covid candidati più efficaci. “I livelli immunitari degli anticorpi sono molto più facili da misurare rispetto alla misurazione diretta dell'efficacia del vaccino nel tempo. Quindi, misurando i livelli di anticorpi nell'intera gamma di nuovi candidati vaccini durante le prime fasi degli studi clinici, possiamo determinare meglio se un vaccino debba essere utilizzato per prevenire la COVID-19”, ha dichiarato la coautrice dello studio Deborah Cromer. Questo approccio multidisciplinare per calcolare l'efficacia di un vaccino può anche rilevare il livello di protezione contro le varianti: “Questa analisi mostra un'ottima correlazione tra la risposta immunitaria – che è molto facile da testare – e l'efficacia di un vaccino nel prevenire l'infezione, che è incredibilmente difficile da testare. Ciò significa che possiamo prevedere quanto sarà protettiva una risposta immunitaria contro diverse varianti, senza dover determinare l'efficacia contro ciascuna variante in studi clinici ampi e costosi”, ha sottolineato la coautrice Marie Bashir. I dettagli della ricerca “Neutralizing antibody levels are highly predictive of immune protection from symptomatic SARS-CoV-2 infection” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature Medicine.

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