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Covid 19

I vaccini Covid a mRNA abbattono del 90% il rischio di infezione: malattia lieve per chi si contagia

Analizzando i tassi di infezione da coronavirus SARS-CoV-2 e la gravità della COVID-19 in circa 4mila lavoratori essenziali sottoposti a tampone settimanalmente, un team di ricerca americano guidato da scienziati dei CDC ha determinato che i vaccini a mRNA di Pfizer e Moderna abbattono del 90 percento il rischio di infezione. In caso di contagio si sviluppa una malattia più lieve rispetto ai non vaccinati e si diffonde meno virus.
A cura di Andrea Centini
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In caso di contagio, chi è stato vaccinato contro il coronavirus SARS-CoV-2 sviluppa una malattia più lieve rispetto a chi non ha ricevuto le dosi, inoltre presenta una carica virale più bassa, ha un rischio più che dimezzato di manifestare la febbre e trascorre meno giorni a letto. La protezione dall'infezione risulta invece essere superiore al 90 percento quando l'immunizzazione è completa (14 giorni dopo la seconda dose) e dell'80 percento dopo aver ricevuto una singola dose di vaccino, in linea con quanto emerso nei trial clinici per i vaccini anti COVID a RNA messaggero (mRNA) approvati per l'uso di emergenza, il Comirnaty di Pfizer-BionTech e l'mRNA-1273 di Moderna-NIAID.

Sono i risultati di un nuovo studio condotto nel “mondo reale” da un team di ricerca americano guidato da scienziati del COVID-19 Response Team dei Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del College of Public Health dell'Università dell'Arizona, del Centro Kaiser Permanente nord-ovest per la ricerca sanitaria, del Texas A&M University College of Medicine, dell'Università di Miami e di numerosi altri istituti. Gli scienziati, coordinati dal professor Mark G. Thompson, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i tassi di infezione e l'intensità della COVID-19 in caso di contagio in circa 4mila lavoratori essenziali – come operatori sanitari e soccorritori, tutti coinvolti nel progetto di ricerca HEROES-RECOVER dei CDC.

I partecipanti sono stati sottoposti settimanalmente a tampone nasale (auto-raccolto) per 17 settimane consecutive in otto diverse località degli Stati Uniti, dal 13 dicembre 2020 al 10 aprile 2021. Gli esami di laboratorio condotti sui campioni biologici hanno rilevato il coronavirus SARS-CoV-2 in 204 partecipanti (il 5,1 percento del totale), dei quali 16 vaccinati parzialmente o completamente, 156 non vaccinati e 32 in uno stato “non determinato” e per questo esclusi dall'indagine. Incrociando tutti i dati è emerso che il rischio di infezione è stato ridotto del 91 percento per chi aveva entrambe le dosi di vaccino e dell'80 percento per chi ne aveva ricevuta soltanto una.

Tra i 16 parzialmente o totalmente vaccinati che sono stati infettati, la carica virale rilevata in laboratorio è risultata essere più bassa del 40 percento rispetto ai non vaccinati; i vaccinati avevano inoltre il 58 percento di probabilità in meno di sviluppare la febbre e trascorrevano in media due giorni in meno al letto. “I risultati sul lungo periodo di questo studio si aggiungono alle altre prove che i vaccini a mRNA contro la COVID-19 sono efficaci e dovrebbero prevenire la maggior parte delle infezioni, ma anche che le persone completamente vaccinate che contraggono l'infezione hanno probabilmente una malattia più lieve e più breve e sembrano avere meno probabilità di diffondere il virus agli altri. Questi benefici sono un altro motivo importante per vaccinarsi”, ha dichiarato in un comunicato stampa la direttrice dei CDC Rochelle P. Walensky, aggiungendo che i vaccini rappresentano uno strumento fondamentale per superare la pandemia. I dettagli della ricerca “Prevention and Attenuation of COVID-19 by BNT162b2 and mRNA-1273 Vaccines” sono stati pubblicati sul portale dei CDC e nel database online MedrXiv.

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