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I test rapidi a tappeto possono fermare la pandemia di Covid in sei settimane

Ad evidenziare l’impatto degli screening di popolazione attraverso i nuovi test antigenici è un nuovo studio pubblicato su Science Advances: “Sebbene meno affidabili dei tamponi molecolari, la loro applicazione ogni tre giorni su tre quarti della popolazione di una città riduce dell’88% il numero di contagi ”.
A cura di Valeria Aiello
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I test rapidi a tappeto, per quanto meno affidabili dei tradizionali tamponi molecolari, possono porre fine alla pandemia di Covid-19 in sei settimane. Ad evidenziare l’impatto dell’implementazione di screening di popolazione attraverso i nuovi test antigenici è un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Harvard in collaborazione con l’Università del Colorado i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Science Advances. Secondo l’analisi, uno screening efficace dipende principalmente dalla frequenza di test e dalla velocità di segnalazione dei casi positivi, ed è solo marginalmente migliorato da un’elevata sensibilità del test.

Test rapidi a tappeto possono fermare la pandemia

Per arrivare queste conclusioni, gli studiosi hanno messo a punto un modello matematico che ha permesso di stimare l’andamento dei contagi nel tempo se le autorità sanitare decidessero di implementare i test rapidi su vasta scala. Nello specifico, l’applicazione di test rapidi ogni tre giorni su tre quarti di una popolazione di una città “ha ridotto dell’88% il numero di contagi”, una percentuale sufficiente a “portare l’epidemia all’estinzione entro sei settimane”.

Tra i vantaggi dei test antigenici rapidi, ci sono i costi contenuti e la velocità con cui restituiscono l’esito (pochi minuti) rispetto ai tradizionali tamponi molecolari che possono richiedere più giorni. Diversamente dai test molecolari che ricercano il genoma del nuovo coronavirus Sars-Cov-2, i test rapidi rivelano la presenza di proteine di superficie del virus, chiamate appunto antigeni. “Se anche solo la metà della popolazione degli Stati Uniti venisse testata settimanalmente, con coloro che risultano positivi isolati dal resto della popolazione, l’impatto sarebbe enorme” dicono i ricercatori.

Il nostro quadro generale – ha aggiunto Daniel Larremore del Dipartimento di Informatica dell’Università del Colorado e primo autore dello studio – indica che è meglio applicare un test meno sensibile che può fornire un risultato oggi piuttosto che effettuare un test più sensibile ma con risultati domani. Invece di dire a tutti di restare a casa in  modo da essere sicuri che i positivi non diffondano l’infezione, si potrebbe disporre obbligare solo i positivi a restare a casa in modo che tutti gli altri possano continuare la propria vita”.

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