I tatuati sono più propensi all’aggressività
Nelle serie televisive, i "cattivi" hanno sempre un tatuaggio e ci mancava solo uno studio che dicesse che i cattivi effettivamente sono tatuati. L'Anglia Ruskin University ha condotto un sondaggio su un campione di 378 adulti britannici (181 femmine e 197 maschi) tra i 20 e i 58 anni per valutarne l'aggressività e correlarla alla presenza e quantità di tatuaggi. Il risultato ha confermato il cliché: i soggetti tatuati si sono mostrati più propensi all'aggressività verbale, alla rabbia e alla ribellione rispetto ai non tatuati. Sono le donne, più degli uomini, a mostrare questa correlazione tra presenza di decorazioni sulla pelle e aggressività.
Il 25,7% degli intervistati aveva almeno un tatuaggio e, tra questi, la media era di 2,5 a testa. La quantità di epidermide decorata non è correlata al livello di aggressività e, allo stesso modo, non c'è alcun rapporto tra titolo di studio e presenza di tatuaggi. Viren Swami, professore dell'ateneo britannico e coordinatore della ricerca, ha dato una possibile interpretazione del rapporto tra tatuaggi e aggressività, spiegando che "le persone che mostrano un maggior livello di ribellione reattiva potrebbero rispondere agli eventi deludenti e frustranti tatuandosi. Cioè, quando questi individui vivono un evento emozionale negativo, potrebbero essere più propensi a reagire realizzando un atto che è visto come una sfida. L'atto del tatuaggio è percepito come ribelle, o più in generale tatuaggi stessi possono indicare sfida o dissenso". Detto altrimenti, la produzione dello stereotipo produce o conferma lo stereotipo stesso.