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I sintomi del virus sinciziale (RSV) in neonati e bambini: quali sono e come riconoscerli

Da Nord a Sud, in Italia si registrano diversi ricoveri tra i più piccoli a causa della grave infezione da virus respiratorio sinciziale (respiratory syncytial virus, RSV). L’agente patogeno, che ha colpito anche la figlia di Fedez e Chiara Ferragni, solitamente provoca il raffreddore, ma specialmente nei bambini nei primi mesi di vita, può causare bronchioliti e polmoniti. I sintomi più comuni sono simili a quelli di altre infezioni respiratorie virali e possono essere confusi con quelli di Covid.
A cura di Valeria Aiello
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Il virus respiratorio sinciziale, noto anche con l’acronimo RSV dall’inglese respiratory syncytial virus, sembrava essere stato cancellato da mascherine, lockdown e distanziamento sociale, che lo scorso hanno portato a una stagione influenzale praticamente inesistente. E invece, con l’allentamento delle misure anti Covid, l’agente virale è tornato a farsi sentire, in anticipo rispetto a quando ci si aspetterebbe in una normale stagione invernale. Si tratta di un patogeno molto comune che, nella variante in grado di contagiare l’uomo (esistono virus sinciziali che possono colpire altri mammiferi), è una delle principali cause di infezione dell’apparato respiratorio a qualunque età. Tuttavia, specialmente nei bambini nei primi mesi di vita, il virus può portare all’infiammazione dei bronchioli, i condotti più piccoli dei polmoni, e nei casi più gravi alla polmonite. Come detto, a differenza degli anni passati, anche in Italia – come nel Regno Unito e negli Stati Uniti – si sta registrando un insolito aumento di infezioni e ricoveri nei più piccoli al di fuori del periodo abituale (il picco si verifica tra gennaio e febbraio).

Un trend che preoccupa neonatologi e pediatri, che temono che il sistema ospedaliero non sia in grado di rispondere a una stagione epidemica più intensa del solito: a Padova, ad esempio, nel solo mese di ottobre sono stati ricoverati 21 bambini, di cui 4 hanno avuto bisogno della terapia intensiva. Situazione analoga a Milano, dove i casi sono in aumento rispetto agli anni precedenti, così come a Roma, Napoli e Palermo, dove già a partire dal mese di settembre non solo si registra un maggior numero di bambini che si ammalano, ma anche un incremento dei casi più gravi. A porre l’attenzione sull’epidemia anche Fedez e Chiara Ferragni, dopo che sia il primo figlio della coppia, Leone di 3 anni, sia la piccola Vittoria, di appena 7 mesi, hanno contratto entrambi l’infezione. Rispetto al fratellino, che manifesta sintomi lievi, le condizioni di Vittoria hanno sfortunatamente richiesto il ricovero in ospedale. Ma cos’è davvero il virus respiratorio sinciziale? Esiste un vaccino? Come si trasmette e, soprattutto, quali sono i sintomi dell’infezione?

I sintomi di RSV in neonati e bambini

Dalla sua scoperta, nel 1956, quando i ricercatori hanno isolato per la prima volta il virus da una popolazione di scimpanzé, e la successiva identificazione nel 1957 in bambini con malattie respiratorie, il virus respiratorio sinciziale è stato oggetto di ricerche da parte degli studiosi: si tratta di un virus a RNA, classificato come Pneumovirus, le cui epidemie si verificano con cicli annuali in inverno o all’inizio della primavera in climi temperati. L’infezione, indicano i manuali MSD, si manifesta con sintomi ascrivibili alle vie aeree superiori (tosse, naso che cola e febbre) e, specialmente nei bambini nei primi mesi di vita, può raggiungere le vie aeree inferiori e i polmoni, causando bronchioliti e polmoniti.

Nei lattanti di meno di sei mesi, il primo sintomo può essere una breve interruzione della respirazione (apnea) mentre, nei pazienti adulti sani e nei bambini più grandi, la malattia è di solito lieve e talvolta silente, oppure si può presentare come un raffreddore in assenza di febbre. La diagnosi può avvenire attraverso test antigenici rapidi o tamponi molecolari, ma anche attraverso colture virali tradizionali, che possono includere la differenziazione per altre infezioni (come da rinovirus, metapneumovirus e virus dell’influenza) e polmonite batterica primaria.

Come si trasmette l’infezione da RSV?

Il virus sinciziale è altamente contagioso e si trasmette principalmente per via respiratoria. “L’infezione – indica la Società Italiana di Pediatria (SIP) – si diffonde facilmente da persona a persona e si contrae attraverso le mucose di naso, bocca e occhi. Quando una persona infetta tossisce o starnutisce, rilascia in aria delle particelle che contengono il virus. Tali particelle possono essere inalate, oppure si possono depositare sulla bocca, sul naso o sugli occhi. In particolare, l’infezione si contrae toccando con le mani le secrezioni nasali o buccali infette e quindi strofinandosi gli occhi o il naso. Il virus può sopravvivere per molte ore sulle superfici dure come tavoli, maniglie delle porte, giocattoli e culle”.

Quali sono i segnali che non vanno sottovalutati

Sempre la SIP, in un vademecum pubblicato sul sito della Società, sottolinea quanto sia importante che i genitori siano informati sulla malattia e la possibile evoluzione o peggioramento del quadro clinico. “I segnali di allarme da non sottovalutare – spiega la SIP – sono: la riduzione dell’alimentazione (che rappresenta il primo segno che il bambino sta peggiorando ed è spesso la principale causa di ricovero ospedaliero); la presenza di episodi di apnea (momenti di interruzione del respiro) e la comparsa di difficoltà respiratorie”.

Esiste un vaccino contro l’RSV?

Nonostante sia un virus noto dalla fine degli Anni 50 e il carico di malattia causato dal patogeno ogni anno, attualmente non esiste un vaccino per prevenire l’infezione da RSV. Lo sviluppo d un siero efficace ha infatti incontrato ostacoli significativi che hanno bloccato i progressi della sperimentazione, tra cui la difficoltà nell’immunizzazione infantile. Uno studio del 2019, pubblicato su Nature Review Microbiology, ha indicato che la ricerca di un siero efficace è notevolmente avanzata nei precedenti 5-10 anni, con oltre 30 candidati in fase di sviluppo clinico, suggerendo la possibilità che un vaccino diventerà disponibile entro 10 anni.

Come prevenire l'infezione in bambini e neonati

Come per la stragrande maggioranza delle malattie infettive, la corretta igiene è la misura preventiva più importante. Ad esempio, se un bambino malato vive nella stessa casa con genitori, fratelli e altri familiari, deve lavarsi le mani frequentemente. In generale, più intimo è il contatto fisico (coccole, abbracci o condivisione del letto) con il bambino malato, maggiore è il rischio di diffusione dell’infezione ai familiari. I genitori devono pertanto bilanciare questo rischio con la necessità di assistere il piccolo, indossando mascherine e prestando particolare attenzione all’igiene di stoviglie e quant’altro venga utilizzato dal bambino. Nei bimbi più piccoli che possono essere esposti al rischio di sviluppare una forma grave della malattia per condizioni di salute preesistenti (malattia cardiaca o polmonare grave), oppure perché nati molto prematuri o ritenuti ad rischio alto rischio per altri motivi, i medici possono somministrare iniezioni mensili di palivizumab durante la stagione epidemica, un anticorpo monoclonale in grado di bloccare il virus.

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